venerdì 27 aprile 2012

Eventi Vari. Scacciate Entità Ringhio e Lux. Eliminazione Horus e Up.



SOGNO DOPO RIPRESA FRAMMENTO ANIMA
18/10/11

[ ndr: il file risulta, stranamente, rallentato nella velocità dell'audio con continui salti di tono e vari “tagli e riattacchi audio, da risultare praticamente incomprensibile; è stato quindi impossibile ricostruirlo]

ALTRI EVENTI SUCCESSIVI
22/10/11

Tre notti fa, si svegli di colpo, vede una sagoma altissima vicino al letto, che allunga una mano per prenderla, lei si sposta e la manda via.
Alla sera prima di addormentarsi ha sentito l'energia dei Grigi, ma che non erano arrivati per lei, ma probabilmente per i famigliari.
La notte dopo, prima di svegliarsi si rende conto che stava parlando con qualcuno/qualcosa, che gli ha detto qualcosa di importante, ma al risveglio non riesce a ricordare i discorsi. Ricorda però che c'era un barriera in mezzo; c'era un colore rosso-arancio, la barriera nera, e poi lei, dietro quello barriera sente che non può guardare oltre.

Ieri ha casa gli è arrivato il pensiero “ E' inutile che mi preoccupi di quello che mi danno da pensare, perché comunque sono legata alla Coscienza, è come se non me ne fossi mai staccata, per un discorso di “realtà parallele”, è come se Lei fosse negli intramezzi...” appena ha realizzato ciò, gli è arrivato da dietro un onda di Energia Negativa fortissima, ma è rimasta poi comunque serena, forte di quel “ nuovo pensiero ”.

EVENTI E SOGNI GENNAIO 2012
19/01/12

Sabato scorso, appena andata a letto, ha sentito un sibilo andare addosso, con una Energia negativa, ha aperto gli occhi e ha visto una palla rossa, che si è poi scomposta in altre parti più piccole, poi si è addormentata ed è andata via.

Due giorni dopo, in dormiveglia, ha sentito arrivare un Energia e da in fondo al letto ha sentito una presenza, lei ha staccato, quel legame Energetico, l'ha mandato via, sentendo però un contraccolpo, e si è sentita tremare dalla scossa inviatagli dall'Entità, che ha cacciato un forte urlo [...Gneeeeeeeeeeeee...Lux?!] prima di andarsene.

La notte successiva è stata tranquilla, poi la notte dopo, ha fatto un sogno lucido:
Era in auto sul sedile dietro a Dx c'era la madre con lo sguardo “perso”, e dietro al suo sedile di guida, c'era un Entità Nera, che per un tratto l'ha presa per i capelli, nelle mente ha sentito “Girati e mandalo,via Lui non può niente contro di te”, lei ha fatto così, l'Entità è rimasta sorpresa di questo “affronto” facendo un sobbalzo, poi si è girato a fissare la madre, fino a che lei poi lo ha spinto via, mentre lui ringhiava fortissimo [...Ringhio?!], infastidendola fortemente coi quei versi acuti!



SMEMBRAMENTO DELL' ENTITà HORUS
30/01/12

l'altra sera in dormiveglia, si è svegliata, perché si sentiva immobilizzare, e sentiva una voce maschile che continuava ad urlare:
-” ...NOOO!!... ” .

prima di addormentarsi, gli è arrivata una voce che diceva un nome egizio che non ricorda per intero,c'era comunque la “ASL” poi ha visto un bagliore, poi si è addormentata, è si è risvegliata mentre sembrava che la volessero prendere alla spalle, prima ha sentito parlare e dire delle cose in una lingua “tipo arabo” in un tono arrabbiato. Ha provato così a “prenderla” per cinque volte, e lei continuava a “ributtarlo di là”. Si è svegliata al mattino, comunque stanca, per i ben 5 tentavi di questa Entità e allora per una frazione di secondo ha pensato:

-” Adesso vengo a prenderti io!! “.

Sapeva dove era ,sempre nella parte Dx, in quanto al buio Lei vedeva nella parte Dx queste divisione;

In mezzo i Ringhio, sopra gli Horus, sotto un po' più spostati stanno i Lux.

E' andata su diritta, lo ha riconosciuto, aveva una specie di mantello nero lungo, e sullo sterno una specie di diamante a forma di rombo grigio. Lo ha diviso poi a metà, come se il mantello si fosse strappato, in realtà “il mantello” era Lui, le due parti così divise sono poi cadute giù, e il al diamante gli ha detto:

-” Ora vai e reincarnati in qualcosa di superiore a questo! ”.

Il diamante si è allora rischiarito ed è come se avesse “ripreso la strada” sapendo che non sarebbe più venuto a disturbarla. In realtà, ha capito poi, che gli “ha fatto un favore all' Horus”, che ora potrà continuare la sua reincarnazione.
Ha capito che per eliminarlo doveva rompere anche il diamante, che conteneva la sua “essenza vitale” che era molto antica.


TRE TENTETIVI CONSECUTIVI DI PRESA DA ENTITà OSCURA
22/02/12

Era in dormiveglia, a pancia in giù, da dentro il corpo vedeva a 360 gradi, vede un Nube Nera, che sembrava un Uomo tutto coperto, con un Mantello Nero, si avvicinava con la mano alla sua schiena, facendo attrito e tentava di “portarla su” facendo pressione dietro sulla schiena all'altezza del cuore, sotto le scapole, lei lo manda via. Poi l'Entità si è ripresentata provando a fare la stessa cosa altre due volte dopo poche ore, con lo stesso inutile risultato.
Lei poi al mattino si è alzata bene comunque, riposata, era consapevole che la sua vita ora procedeva bene, e aveva sempre più Energia Positiva, anche se c' erano questi tentativi di ripresa, che comunque falliscono ripetutamente.

ELIMINAZIONE DELL 'UP CHE SI ERA LEGATO A LEI
15/04/12.

Mattina in dormiveglia, trovato Up, che era andata a cercare, gli ha aperto la testa e ci ha trovato dentro un Grande Disco Giallo, che sembrava corrispondere per Lei, alla cosa che Lo teneva in vita, poi chi ha aperto la Pancia e visto uno “sciame di Anime uscire” che andavano poi ad incarnarsi dove volevano loro.



Poi ha messo “il mantello dell'Invisibilità” , perché c'era un Essere Grande accanto che la guardava. Sembrava un' altro tipo di Entità;
aveva gli occhi più allungati, il viso più lungo, e aveva una Energia più sottile, in quanto l'Up gli risulta con una Energia “più goffa” come vedere un Orso, mentre, l'altro si potrebbe rapportare ad un Lince, “più furbo” che sa sempre perfettamente quello che sta facendo, e infatti l'ha lasciata fare, perché sapeva che non era interessata a Lui, e in fin dei conti gli andava bene che eliminasse quell' Up.

Dopo aver quindi tolto il disco giallo dalla testa all' Up;

lo ha cristallizzato rendendolo di una materia solida, morta, ha rimpicciolito il corpo dell'Up e l'ha annodato attorno al cristallo appena creato e l'ha scaraventato al centro dell' Universo, dove c'è uno specie di “buco nero” che può assorbire queste cose, “come metterli in un Limbo”, ha capito che ora lui è lì in stato di attesa fino a che non ci sarà un nuovo ciclo.


CONSIDERAZIONI PERSONALI SUL LAVORI SVOLTI E SUL FUTURO

Mi permetto questa volta di scrivere qualche riga al termine di queste ultime trascrizioni che denota il passaggio, passatemi il termine, da “ Preda a Cacciatore ” da stato “ Inconsapevole a Consapevole” , dall'Essere Schiavi Inconsapevoli a “ Guerrieri della Libertà”.

Perché la Libertà, “quella Vera” non può essere ricevuta, quella è solo una forma di schiavitù più sottile, a cui è più facile conformarsi, ma deve essere conquistata attimo per attimo con la Nostra Comprensione d'Insieme e Consapevolezza Nuova e Continua, in quanto essendo anche essa viva, è in continuo movimento e quindi “definizione”.
Questa non è ovviamente una lotta fisica, ma un corsa al “ri-Sveglio alla ri-Scoperta di ciò che Siamo, Eravamo, Saremo... e che quindi alla fine, siamo sempre stati, al di là di tutti gli inganni che abbiamo permesso ci perpetrassero;

-INCOMMENSURABILE ENERGIA INTELLIGENTE... se solo tornassimo a ri-cordare!

QUESTA è SOLO UN PARTE DELLA FORZA CHE HA, OGNI SINGOLA ESSENZA CHE VIVE LA VIA DELLA CONSAPEVOLEZZA .
UNA DELLE INFINITE POSSIBILITà CHE OGNI UNO DI NOI Può CREARE PER sé e PER TUTTI I NOSTRI COMPAGNI DI VITA, QUINDI NON POSSO FARE ALTRO CHE ESORTARE OGNI UNO DI NOI, A CONTINUARE A LAVORARE PER L'UNICA COSA CHE RELAMENTE CONTA;

LA RI-SCOPERTA DI sé STESSO E LA SUA RELAZIONI CON TUTTO IL RESTO.



..Join the R_Evolution...

Ps: Da qui in avanti, penso che dedicherò meno tempo alle trascrizioni, (cosa che peraltro non faccio da un po', in quanto tutte le ultime trascrizioni sono state fatte direttamente dalle persone “interessante”, che qui approfitto per ringraziare, anche se ovviamente impegno poi del tempo per “sistemare” e adattarle al blog) in quanto non trovo molto sensato usare del tempo a trascrivere “ cose già viste e dette da tempo” sui soliti discorsi di interferenze fino al livello Up o massimo dei Demiurghi, che in già in questo percorso sono già stati toccati e a volte che “oltrepassati”,quando si può usare il tempo per lavorare direttamente nel Presente, e poi mi sembra che queste trascrizioni alla fine non interessino neppure troppo “il pubblico” (forse perché non sono firmate con un nome di una persona ritenuta Luminare o Maestro...ma...meglio così allora!)

Ora mai sembra chiaro, da alcuni lavori e confrontandomi “da me” fatti, anche con i “pochi ma buoni ricercatori in circolazione”, che qui approfitto per ringraziare, (quelli che la ricerca la fanno per d'avvero direttamente e non sulla base di quello che gli dicono altri!!!) che il “ Parco Interferenze” non si ferma ai Demiurghi, ma “ al di sopra” ci sono altre Entità e “ Cose ” che sono state viste e riconosciute ( dall'alto..“ Consiglio degli Anziani, Nuvola/Creatore Nero [ ndr: primo vero "creatore"?! ] ,Grigio, Prisma/Brahma, Bianco e Nero, ecc. non necessariamente con questi nomi ed ordine) più volte da diverse persone ormai, sempre che queste non sia un gioco di specchi, “per sconfortarci”, e farci vedere e credere, che ad ogni “livelli di liberazione” esiste poi al di sopra un' altra gabbia sempre pronta e già pre-Vista; certo che si ci muoviamo con la Mente e all'interno dello Spazio-Tempo coloro che “sono sopra” e vivono in un tempo molto più veloce o quasi assente, rispondono praticamente in anticipo ad ogni nostra mossa, ma se agiamo nell' imprevedibilità in armonia con l'Essere senza passare per la “valutazione mentale”, ma con una presa di Coscienza che è Azione Diretta, in unico movimento, magari le cose non risultano così prevedibili anche per “Loro”.

In questo caso dovremmo forse non proseguire il Viaggio “ verso il precostituito e quindi fittizio, andando verso l'alto, muovendoci nello spazio-tempo, che fa sempre parte della divisione e inganno, in quanto per esserci uno spazio e tempo ci devono essere almeno due punti, ( dualità) ma tornare “ alla Coscienza ” alla ri-Unione con ciò che Siamo, mutando solo lo stato interiore dell'Essere, che quando sarà in armonia con la Creazione ci farà tornare all'inizio del Cerchio senza doverci muovere appunto nel virtuale spazio-tempo al suo interno, pieno di Entità ed Essere che in buona parte continuano a vivere sfruttando la nostra Energia Creativa, che non usiamo per creare secondo le loro influenze dirette o indirette per creare quello che interessa a Loro.

...Come prima,comunque, si tratta di “ rimboccarsi le maniche ” e continuare il percorso senza schemi, condizionamenti e conclusioni, cosa che stiamo facendo.

Buon lavoro interiore a tutti!

giovedì 19 aprile 2012

Krishnamurti: Qual è il futuro del genere umano?


Alla mangiatoia c’erano una dozzina o più di uccelli che cin­guettavano di continuo, beccavano i chicchi, lottavano, s’az­zuffavano l’un l’altro e, all’arrivo di un altro grosso uccello, vo­larono tutti via. Quando questo se ne andò ritornarono tutti, strepitando, litigando, cinguettando, facendo veramente un gran baccano. Poco dopo passò un gatto e ci fu agitazione, uno strillare e un gran daffare. Il gatto venne cacciato – era uno di quei gatti selvatici, non un gatto domestico; ce ne sono in gran numero nei paraggi, di grandezza, aspetto e colore diversi. Alla mangiatoia per tutto il giorno ci furono degli uccelli, piccoli e grandi e poi arrivò una ghiandaia blu, rimbrottan­do tutti, l’universo intero e cacciando gli altri suoi simili – o meglio, questi scapparono al suo arrivo. Fecero molta atten­zione ai gatti e, all’approssimarsi della sera, andarono via tutti e ci fu un silenzio calmo, sereno. I gatti andavano e venivano, ma non c’erano uccelli.

Quel mattino le nuvole erano piene di luce e l’aria prometteva ancora pioggia. Nelle settimane precedenti aveva piovuto. C’è un lago artificiale e le acque lo colmavano. Tutte le foglie ver­di, i cespugli e gli alti alberi erano in attesa del sole che non era ancora apparso luminoso com’è il sole della California. Non aveva mostrato la sua faccia per molti giorni.

Ci si domanda quale sia il futuro del genere umano, il futuro di tutti quei bambini che si vedono gridare, giocare – i volti così felici, dolci, belli – qual è il loro futuro?
Il futuro è ciò che noi siamo ora. 
Storicamente è così da molte migliaia di anni – il vivere e il morire e tutto il travaglio delle nostre esistenze. A quanto pare non si presta molta attenzione al futuro. Alla televisione si vedono continui spettacoli, dal mattino sino a tarda notte – a eccezione di uno o due canali – ma sono molto brevi e non troppo seri. S’intrattengono i bambini. Tutta la pubbli­cità prolunga la sensazione d’essere intrattenuti. E ciò, in pra­tica, sta accadendo in tutto il mondo. Quale sarà il futuro di questi bambini? C’è l’intrattenimento dello sport – in trenta, quarantamila seguono poche persone nel campo di gara e urlano fino a diventare rauchi. E si va anche ad assistere a certe ce­rimonie che si tengono in una grande cattedrale, a certi riti, e anche questa è una forma di intrattenimento, solo che ciò viene definito santo, religioso, pur restando, comunque, un intrattenimento – un’esperienza sentimentale, romantica, un’im­pressione di religiosità. Nell’osservare tutto ciò in parti diverse del mondo, nell’osservare che la mente si tiene occupata con il divertimento, con l’intrattenimento, con lo sport, ci si deve inevitabilmente domandare, se si è in qualche modo interessati: qual è il futuro? La stessa cosa in forme diverse? Una molte­plicità di divertimenti?

Se siete, dunque, del tutto consapevoli di ciò che vi sta acca­dendo, dovete riflettere sul modo in cui i mondi dell’intratte­nimento e dello sport attirano la vostra mente, dirigendo la vo­stra vita. Dove sta portando tutto ciò? O forse la cosa non vi preoccupa affatto? Probabilmente non vi importa del futuro. Probabilmente non ci avete pensato o, se lo avete fatto, potre­ste dire che è troppo complesso, troppo spaventoso, troppo pericoloso pensare agli anni a venire – non alla vostra vec­chiaia personale, ma al destino, se è lecito usare questa parola, all’effetto del nostro attuale modo di vivere, pieno d’ogni sorta di sensazioni e attività romantiche, emozionanti, sentimentali, e a tutto il mondo dell’intrattenimento che interferisce sulla vostra mente. Se siete minimamente consapevoli di tutto ciò, qual è il futuro del genere umano?

Come si diceva prima, il futuro è ciò che siamo ora. Se non c’è un cambiamento – non un adattamento superficiale, un super­ficiale conformarsi a un qualche modello politico, religioso o sociale, ma il cambiamento che è ben più profondo e che esige la vostra attenzione, la vostra responsabilità, il vostro affetto – se non c’è un cambiamento fondamentale, allora il futuro è ciò che stiamo facendo, ogni giorno della nostra vita, nel presente.
Cambiamento è veramente una parola difficile. Cambiamento verso che cosa? Cambiamento verso un altro modello? Verso un altro concetto? Verso un altro sistema politico o religioso? Cambiamento da questo a quello? Quello è sempre nel regno o nella sfera del «ciò che è». Il cambiamento verso quello è proiettato dal pensiero, formulato da esso, in modo materialistico.

Si deve, dunque, indagare attentamente su questa parola «cambiamento». C’è un cambiamento se c’è un motivo? C’è un cam­biamento se c’è una direzione particolare, uno scopo particolare, una conclusione che sembra sensata, razionale? O forse una frase migliore è «la fine di ciò che è». La fine, non il movimento di «ciò che è» verso «ciò che dovrebbe essere». Quello non è cambiamento. Ma la fine, la cessazione, la – qual è la parola giu­sta? Penso che «fine» sia una bella parola; atteniamoci, dunque, a essa – la fine... Ma se la fine ha un motivo, uno scopo, se è ma­teria di decisione, si tratta, allora, solamente di cambiamento da questo a quello. La parola «decisione» implica l’azione della vo­lontà. «Farò questo»; «Non farò quello». Quando il desiderio penetra nell’atto della fine, quel desiderio diviene la causa di essa. Dove c’è una causa, c’è un motivo e, così, non c’è affatto un’autentica fine.

Il ventesimo secolo ha conosciuto un’enorme quantità di cam­biamenti, prodotti da due guerre sconvolgenti; il materialismo dialettico e lo scetticismo circa le credenze, le attività, i riti re­ligiosi e via dicendo; senza contare il mondo tecnologico, che ha determinato un gran numero di cambiamenti, e ve ne saranno di ulteriori allorquando il computer si svilupperà pienamente dal momento che si è appena ai suoi inizi. Allora, quan­do subentrerà il computer, che ne sarà della nostra mente umana? Questo è un problema diverso, in cui addentrarsi un’altra volta.

Quando subentra l’industria dell’intrattenimento, come sta gradualmente avvenendo adesso, quando i giovani, gli studenti, i bambini sono costantemente istigati al piacere, al capriccio, alla sensualità romantica, le parole «freno» e «austerità» vengono respinte, senza neanche darsene pensiero. L’austerità dei mona­ci, i samnydsin, che negano il mondo, che coprono i loro corpi con qualche sorta di uniforme o solamente con uno straccio – questo rifiuto del mondo materiale non è certamente austerità. Probabilmente voi neanche darete ascolto a ciò, a quali siano le implicazioni dell’austerità. Quando si viene educati dall’infan­zia a divertirsi e a sfuggire a se stessi mediante l’intrattenimento religioso o d’altro tipo, e quando la maggior parte degli psicolo­gi sostiene che si debba esprimere tutto ciò che si sente e che qualsiasi forma di dissimulazione o inibizione sia dannosa, perché porta a varie forme di nevrosi, ovviamente si prende sempre più parte al mondo dello sport, del divertimento, dell’intratte­nimento, a tutto ciò che aiuta a sfuggire a se stessi, a ciò che si è.

La comprensione della natura di ciò che siete, senza alcun travisamento, alcun pregiudizio, senza alcuna reazione a ciò che scoprite di essere, è il principio dell’austerità. L’osservazione, la consapevolezza di ogni pensiero, ogni sensazione, non per reprimerli, per controllarli, ma per osservarli, come si osserva un uccello in volo, senza nessuno dei vostri pregiudizi e travi­samenti – quell’osservazione cagiona uno straordinario senso di austerità che va al di là di tutti i freni, di tutto il perder tem­po con se stessi e di tutta quest’idea del miglioramento e della realizzazione di sé. Tutto ciò è veramente puerile. In questa os­servazione c’è una grande libertà e in quella libertà c’è il senso della dignità dell’austerità. Ma se diceste tutto questo a un mo­derno gruppo di studenti o di bambini, essi probabilmente guarderebbero fuori dalla finestra, annoiati, perché questo mondo è volto al proprio perseguimento del piacere.

Un grosso scoiattolo fulvo scese dall’albero e salì alla mangia­toia, rosicchiò qualche chicco, si sedette in cima, guardò intor­no con i suoi grandi occhi luminosi come perle, la coda in su, piegata – una cosa meravigliosa. Rimase seduto pressa poco un istante; scese, avanzò verso le poche rocce e poi sfrecciò sull’albero e scomparve.



Sembra che l’uomo sia sempre fuggito da se stesso, da ciò che egli è, da dove sta andando, da tutto ciò di cui si parla – l’universo, la nostra vita quotidiana, il morire e il cominciare. È strano che non ci si renda mai conto che, per quanto si fugga da se stessi, per quanto ci si smarrisca, consapevolmente, in­tenzionalmente o inconsapevolmente, sottilmente, il conflitto, il piacere, il dolore, la paura e via dicendo sono sempre là. In definitiva prevalgono. Potete cercare di eliminarli, di respin­gerli intenzionalmente con un atto di volontà, ma essi riaffiorano. E il piacere è uno dei fattori che predominano, anch’esso ha gli stessi conflitti, lo stesso dolore, lo stesso tedio. La noia del piacere e il cruccio fanno parte di questo tumulto della no­stra vita. Non puoi fuggire a ciò, amico mio. Non puoi sottrarti a questo profondo, misterioso tumulto, salvo che tu non te ne dia veramente pensiero; non solo pensare, ma vedere con attenzione accurata, con assidua osservazione, l’intero movi­mento del pensiero e del sé. Puoi dire che tutto ciò è troppo fastidioso, forse non necessario. Ma se non gli dedichi atten­zione, se non te ne curi, il futuro non solo sarà più distruttivo, più insopportabile, ma anche non molto significativo. Tutto ciò non è un punto di vista scoraggiante, avvilente; è realmente così. Ciò che sei adesso è ciò che sarai nei giorni a venire. Non lo puoi evitare.

È sicuro come il sorgere e il tramontare del Sole. 


Questo è ciò che spetta a ogni uomo, a tutta l’umanità, a meno che non cambiamo – ciascuno di noi – a meno che non ci trasformiamo in qualcosa che non è proiettato dal pensiero.

martedì 17 aprile 2012

La Ripresa di " Un Frammento di Anima " e Ricordi altre Entità

14/10/11

...Dopo aver guardato e "risistemato" le sfere e messo a posto la stanza del tct..

[time26.00]

Perché anima è andata a farsi i giri?
-Perché dice che qui dentro di soffoca.

Se sistemiamo tutto bene non si soffoca qui dentro. Dille di parlare con le altre lampade. Ci parla?
-No non tanto, lei dice di avere un'altro scopo.

Abbiamo solo lo scopo di fare esperienza qui.
-Si ma lei non riconosce le altre lampade.

Come mai ?
-Perché dice di doversi cercare da un'altra parte.

Questo lo faremo dopo, adesso dobbiamo restare qui. Per trovarsi bisogna conoscersi e per conoscersi bisogna fare esperienza qui.
-Lei va a cercare qualcosa che è anche relativamente vicino.

Cos'è?
-Vedo che passa vicino ad un corridoio che è infondo a destra e poi sparisce.

Chiedile dove va.
-Dice che torna a trovarsi.

Dille che deve restare qui per fare esperienza. Spiegale che uscendo si porta dietro la protezione, lasciando che gli altri entrino qui e poi lei sta peggio quando torna dentro.
Adesso riuniamo la triade al tre e falle sentire l'energia che c'è quando siete tutte insieme.
Le ha unite? Metti le mani nella lampada, che sensazione ti da?
-Di pace.

Falle sentire questa vibrazione positiva e mantienila. Guarda bene la palla, c'è qualcosa?
-Le mie mani sono scure.

Quello non importa, non c'è nient'altro?
-No, è tutto a posto.

Con le mani attorno alla lampada bianca, chiedi ad anima se ha capito quello che le abbiamo detto.
-Ha capito ma lei dice che per stare bene qua ha bisogno di uscire, non può stare dentro sempre e lei non vuole responsabilità, perché non vuole prendersi il peso di qualcosa che non ha scelto.

E chi ha scelto per lei?
-Qualcuno che l'ha divisa dall'altra metà.

[time33.17]
L'altra metà dov'è?
-Lei va a cercarla, va a vedere come sta.

E come sta l'altra metà?
-Passato un certo confine non vedo più niente.

Ma lei può dirti come sta?
-Così così.

L'altra metà è in un contenitore o alla Coscienza?
-No, è dentro ad una specie di buco nero.

Come ci è finita dentro?
-Sembra che qualcosa le abbia tagliate a metà.

Cosa le ha tagliate a metà?
-Una nuvola nera grande.

Lei vorrebbe tornare con quella metà?
-Sì, però non lì.

Non può portarla di qua?
-No, perché lei la guarda e basta, se si fa scoprire torna nella nuvola.

Non riesce a portarsela di qua?
-No perché non riesce ad andare oltre le barriere della nuvola nera.

Come ha fatto a passare oltre l'altra metà?
-Lei si è staccata dalla nuvola nera, non è che ci siano finite dentro dopo. Ce l'ha buttata fuori lui, la nuvola nera.

Come ha fatto ad entrarci? Avrà comunque dovuto passare la barriera, no?
-Lui può fartela passare se vuole.

E non può andarsela a riprendere?
-No, perché se la scopre se la riprende.

Se sa che non può riprendersela, non ha senso che vada là, perché rischia di farsi riprendere. Vuole questo?
-No, ma teme che se non torna più, non la troverà più.

Quando tutto sarà finito la ritroverà.
-Dovrà aspettare troppo tempo.

Così sta rischiando inutilmente. Ha solo da perderci. Se non vuole finire là, deve stare dentro il contenitore. Deve capirlo, o stiamo solo perdendo tempo. Finché non fa tutta l'esperienza non può tornare di là. Chiedile se uscirà ancora.
-No, le tocca stare dentro.

Bene, speriamo che ci resti. Adesso con la mano nella lampada bianca, chiedi alla lampada di farti vedere tutti quelli che sono venuti a romperti le scatole.
-Mostrarmeli? Dove?

In testa. Questi neri chi sono? Le avevamo fatto vedere che non doveva farli entrare, perché sono entrati? Adesso te li devi vedere perché l'altra volta non li ha tenuti fuori...
-I ringhio.

Quanti?
-Troppi.

Dille di mostrarteli.
-No non li voglio vedere.

Se non li vedi, continueranno ad entrare. Tutte le volte che li sente, deve lasciarli fuori. Qualcun altro?
-Lux.

Li stai vedendo?
-Sì, troppo bene.

Bene.
-I grigi hanno tentato.

Quando?
-L'ultima volta di recente.

Hanno fatto qualcosa?
-No.

Perché?
-Perché ci stanno antipatici.

Ti devono stare antipatici anche i ringhio però. Tutti quelli che sono venuti. Chi c'è ancora?
-Horus, da lontano.

Qualcun altro?
-Sì, ma non capisco chi sia.

Com'è?
-E' trasparente.

Poi? Vedi qualcos'altro?
-Vedo solo che mi gira intorno.

Metti anche questo nel libro degli antipatici che non devono entrare. Mente e Spirito lo conoscono?
-Non sono riusciti ad identificarlo.

E' importante identificarlo.
-Non comunica.

[time43.55]
Chi non comunica?
-Quell'essere. Lui entra in un contenitore e osserva quello che fa.

Cerca di tenerlo lontano. La senti la sua virazione?
-Sì.

Metti la foto, sotto la vibrazione e sotto tutto il resto, qualsiasi altra caratteristica che te li ricordi. Oltre a questo chi è venuto?
-Basta. Sono sempre gli stessi ma sono in tanti.

Guarda più indietro, prima che iniziassimo a fare queste cose, c'è qualcun altro?
-Sì, sono uomini in astrale, persone che vanno in astrale.

Cosa fanno?
-Vengono a controllarmi.

Li conosci?
-No però quando li incotro per strada mi ricoscono.

Se non sai chi siano, metti anche loro.
-Sì.

Tieni lontani anche gli sconosciuti. Indietro nel tempo è venuto qualcun altro?
-Un rettiliano.

Metti anche lui. La foto, la vibrazione e le caratteristiche che te lo fanno ricordare. E' venuto qualcun altro in passato?
-Sono finite le pagine.

Prova ad andare in avanti. E' venuto qualcun altro da quando abbiamo fatto gli ultimi lavori?
-Un grigio, ma non ha fatto niente. I ringhio e sempre gli uomini in astrale.

Sicura che gli uomini non siano militari?
-No, di giorno vestono in giacca e cravatta.

Sarà una “setta”. I militari non sono mai venuti?
-Ci hanno provato, ma sanno che ho una certa repulsione per quel genere.

Metti una bella foto anche di loro. E' arrivato qualcun altro?
-Un demiurgo bianco.

Cosa ha fatto?
-Mi ha parlato.

Cosa ti ha detto?
-Di smettere di cercarmi perché gli sto creando problemi.

Quindi?
-Io non ho smesso di cercarmi. Però me lo dice per me, perché io non do fastidio a lui, ma a quello nero che ha la mia metà.

[time50.03]

Però io non ci credo che venga là per avvertirti.
-Ha detto che il pezzo che avevo nel fianco era un modo per distrarmi. Era un modo per farmi credere di essere completa.

Te lo hanno messo al posto del pezzo che ti hanno preso?
-Sì.

Questo demiurgo bianco l'avevi mai visto?
-Lo vedevo da lontano, ma non ci siamo mai parlati perché a lui non interessavo.

E adesso invece gli interessa avvisarti?
-Sì, perché lui guarda tutto da lontano e dove può giovargli il suo intervento, lo fa.

Io metterei anche lui nel libro, perché le cose le sappiamo da soli, non abbiamo bisogno che ce le venga a dire il Demiurgo.
-Sì, io so tutto.

Oltre a questo demiurgo bianco è venuto qualcun altro a rompere le scatole?
-Se ne incontrano di esseri in astrale. Qualcuno di un'altra civiltà, ma abbiamo avuto una conversazione veloce. In effetti c'è qualcuno che mi parla di notte e poi mi fa dimenticare la mattina quello che mi ha detto.

Chi è? Adesso da la lo puoi vedere.
-E' un gruppo, sono tutti neri, piccoli e non lo so, è come se io facessi la spia per qualcuno, però non ricordo mai cosa dico loro.

Se non sai chi sono, non raccontare niente, perché magari sono di un'altro Universo, di qua non riescono a vedere e usano te per vedere quello che succede di qua, e organizzare i loro affari secondo quello che succede di qua.
-Sì, mi sa che fanno così.

Lo vedi da dove ti chiamano?
-Non mi chiamano loro, sono io che vado a chiamarli.

Sei tu che vai a chiamarli? Brava!!
-In certi momenti quando sono in astrale, cado in una specie di trance e non so più cosa faccio, è come se mi guidasse qualcun altro.

Poi andiamo a vedere se c'è qualcos'altro, intanto come ti dicevo, guarda bene questi, neri, piccoli, poi?
-Nient'altro, trasmettono tutto telepaticamente.

Trasmettono da questo Universo o da un'altro?
-Da un'altro. Ci troviamo al confine di solito.

Mettiamo anche loro nel libro?
-Sì, non ho più tanta voglia di vederli, però cosa faccio se si arrabbiano?

Cosa te ne frega se si arrabbiano? Se sei qui, nel tuo corpo protetta, nessuno riesce a farti niente.
-Il problema principale è che a volte dimentico di essere connessa alla fonte e quindi mi sento più debole.

Lo so questo, giocano proprio sulla tua paura. Devi ricordarti che tu sei connessa alla fonte e che se non “valessi”, non verrebbero tutti a romperti le scatole così tanto. Metti anche questi nel libro, come prima, mettici anche un nome.
-I Pigmei!

Ecco. Come prima sotto mettici un suono, una vibrazione se c'è, e sulle note sempre se c'è, qualcos altro che te li ricorda. Vuoi provare ad andare a sentire cosa ti hanno detto le altre volte?
-No, no, no, no.

Perché?
-Sarebbe un ricreare le vibrazioni per richiamarli poi. Il mio problema è che è come in una chat l'astrale ed è come se io fossi sempre online.

Sì, devi stare dentro il corpo, non online in astrale.
-Io non so come spiegartelo, perché neanch'io lo codifico tanto bene, però avendo l'impressione di avere un'altra parte di me altrove, il legame c'è e questo legame non è invisibile.

Rompilo allora.
-Stai scherzando?

Non con la tua parte, ma con quello che la tiene legata di là.
-Ma io sono legata a lei, non a lui.

Se questa parte è legata a te, c'è un cordone che vi lega, prendi quel cordone e tiralo, riportala di qua.
-Non ce la faccio. E' troppo grande lui, dovresti vederlo è immenso.

Non importa quanto grande è, che ha un corpo finto, l'importante è avere la forza vitale, la parte animica che sei tu e in questo Universo chi ha la parte animica decide le cose. Quella parte te la devi portare dalla tua. Prendi il cordone, gli dai un bel tirone e ti riprendi la tua parte, anche se lui se ne accorge. Se lo vuoi veramente, con la tua forza, la tua volontà, puoi prendere quel cordone, gli dai un bello strattone, vedrai che viene via. Hai voglia di di riprendetela?
-Me la sono ripresa.

[time1.00.09]
E come sta adesso la sfera blu?
-Si è riaccesa di colpo. E' grande il doppio di prima.

Mi sembrava strano infatti che avessi la sfera di anima più piccola di quella di mente. Te la sei ripresa adesso?
-Mi sembra di sì.

Bene, te la devi tenere stretta adesso, perché se torni fuori succedono di nuovo questi casini e non è più finita, hai capito? Adesso come prima, guarda ancora in avanti, è venuto qualcun altro a romperti le scatole?
-Sembrano delle cavallette.

Cosa sono venute a fare le mantidi?
-A prendermi in braccio, per mettermi in braccio ad un uomo con i capelli rossicci, alto 1.70 m, la faccia brutta. Non sembra troppo umano, ha gli occhi gialli, la pupilla verticale, le guance strane.

Lui cosa ti ha fatto?
-E' amico dell'umanoide con cui ho litigato spesso.

Ti ha portato da lui?
-Sì, mi ha messo lì finché l'altro arrivava.

E poi cosa ha fatto l'altro?
-Niente, perché mi detesta, perché io grido e piango e a lui da fastidio, così tutte le volte mi addormenta, mi mette due vicino e mi rispedisce a casa.

Chi sono quei due?
-Non so, sono pelati e più grossi di lui. Lui dice che da un lato mi ammira, ma dall'altro non mi sopporta.

Quindi non è riuscito a fare niente?
-No. Lui dice che sono troppo animica.

[time 1.06.06]
Adesso allora aggiungiamo la foto di lui.
-Sì anche perché mi fa fare tutto quel viaggio per niente tutte le volte.

Metti lui e tutta la razza umanoide. Metti anche la mantide. Suoni, odori e qualsiasi altra cosa associata a lui. Li hai messi?
-Sì.

Andiamo avanti, è venuto qualcun altro dall’ultima volta?
-Una volta ho incontrato dei gatti, ma non hanno fatto niente.

Com’erano questi gatti?
-Sull’aranciato tigrato. A due zampe. Tipo umanoidi con la testa da gatto.


E cosa è successo?
-In astrale ci siamo sfiorati e loro mi hanno guardato e hanno detto che sapevano chi ero. E’ stata una cosa di sfuggita, del genere “guarda chi c’è”.

Tu li conoscevi?
-No.

E come mai ti conoscono?
-Non so, non mi sono fermata a chiederlo, poi hanno tirato dritto.

I gatti o felini, sono una razza sopra l’Horus, può essere che se ti conoscono, è perché sono venuti a romperti.
-Sì.

Metti anche loro nel libro. Metti la foto e tutto quello che ti collega a loro. Abbiamo quasi finito, vai avanti, con attenzione, è venuto qualcun altro?
-Horus è stato il più insistente.

Horus l’abbiamo già messo. Stiamo guardando le ultime cose, da un paio di mesi a questa parte, è venuto qualcun altro?
-Dei ragazzi giovani e una ragazza. Non li conosco, ci siamo trovati una sera tutti nello stesso posto, per caso e la ragazza era nascosta rispetto agli altri ragazzi. I ragazzi erano quattro, più i loro due parassiti, che erano grandi e grigi. Dietro ai ragazzi c’era una ragazza nascosta che mi ha dato una specie di contenitore azzurro per viaggiare più veloce. Lei ha detto che potevo arrivare fino ai confini, più velocemente e senza essere vista. Coprendo le mie vibrazioni, in modo che nessuno vedesse che c’ero dentro io.

Ho capito, ma tu devi startene dentro.
-Sì, ma le entità entrano quando sto male, non quando sono fuori dal contenitore.

Quando sei sveglia?
-Sì capita.

Con i ragazzi ti sei trovata bene?
-Sì.

Andiamo avanti, è venuto qualcun altro?
-Un’essere tutto nero con gli occhi rossi, sembra che abbia un mantello. Mi ha detto di stare attenta, ma non mi ha detto cosa. Aveva un brutto aspetto, ma non era minaccioso nei miei confronti.

Allora mettiamo nel libro anche lui. Fatto?
-Sì.

Andiamo avanti.
-C’è l’ultimo, ma non riesco ad identificarlo.

Cosa vedi?
-Sento che manovra certe cose da dietro, in astrale e lui punta sul fatto che sta nascosto alle mie spalle e io non riesco mai a vederlo.

Ok, metti anche l’idea di questo essere, la vibrazione e qualsiasi altra cosa che ti è rimasta impressa.
-Ok. Poi ci sono altre pagine bianche, cosa significa?

Forse che devono ancora succedere.
-Sì, può essere.

Guarda indietro se ti è sfuggito qualcuno.
-No, perché ho messo un timbro generale su tutte le pagine contemporaneamente.

Le hai passate tutte? Sicura?
-Sì.

Dai l’ultima controllata. [time1.19.21]
-Fatto.

Adesso torna nella tua stanza, come sono le sfere?
-Di colori accesi, ma le avevamo messe assieme. Le divido?

No. Prova ad allargare un po’ la stanza, dicevi che ti stava stretta.
-Non ce la faccio, per quello li sento tanto.

Adesso allora rifacciamo lo scudo. Costruiamo un’altra campana vibratoria attorno alla tua stanza, attorno alla triade.
-Ti spiace se la faccio a spirale?

Falla come vuoi. Adesso con la tua triade unita, attorno a questo contenitore crea questa campana vibratoria a spirale, che come abbiamo fatto prima, cancellerà tutti quelli che la toccano o che si avvicinano troppo senza permesso. Falla tutta bella grande.
-Ho fatto. Ho fatto anche il collegamento permanente alla coscienza.

Bene adesso che abbiamo questa campana attorno, torna a guardare fuori dallo spazio e dal tempo e guarda se trovi delle copie altrove. Se ci sono, senti la vibrazione?
-Infondo a destra.

Cancellali, eliminali come se non fossero mai esistiti.
-Ce ne sono tantissimi. Come faccio ad eliminarli?

Dalla tua sfera può partire un raggio di volontà azzurro che li cancella, uno alla volta.
-Ce n’è uno che rimane immutato. Ne ho cancellato un esercito.

Cancella anche lui, come hai fatto con gli altri.
-Ho trovato il modo.

Bene, guarda adesso nello spazio e nel tempo, c’è qualche altra copia in giro? Segui se c’è, la vibrazione della copia.
-Sento qualcosa di strano, ma che non è proprio un contenitore, in un punto indefinito.

Vai a vedere cos’è.
-E’ un segmento che galleggia nell’aria.

Dove va a finire?
-Sta lì. Non so perché, non è attaccato a qualcosa.

Se non è attaccato a te lascialo pure lì.
-Oddio, ha tentato di legarsi attorno a me.

Forse è un rimasuglio di qualche cordone che hai staccato. Brucialo, cancellalo bene.
-A posto, non è rimasto più niente.

Sicura?
Sì. Non c’è più niente di mio.

Bene, allora adesso controlla il contenitore e senti se c’è ancora qualcosa che non ne fa parte. Chip o altro che non gli appartiene. Iniziamo a guardare bene sulla pineale.
-Sì, ma è inattivo.

Cancellalo per sicurezza, come hai fatto prima. Ci passi sopra e sparisce.
-Fatto.

Guarda dietro gli occhi.
-Nell’orecchio sinistro vedo qualcosa.

C’è un chip attivo?
-Sì, anche se non riesce a fare granché. Fatto.

Guarda in bocca, vicino al palato.
-Ne ho due.

Cancellali con il tuo atto di volontà.
-Fatto.

Vai giù, gola, mani, stomaco, ginocchia. C’è qualcosa?
-No, sicura. Non sento niente.

Sì, ma guarda da fuori.
-Perché mi vedo verde fosforescente?

Non lo so, guarda se c’è qualcosa che non è del tuo colore.
-Sì, c’è qualcosa nel ginocchio destro.

Cancellalo. L’hai cancellato?
-Sì.

Nel cervelletto c’è qualcosa?
-Sì.

Cancellalo. Hai fatto?
-Sì.

Vai giù, guarda tra le vertebre.
-Sì, c’è.

Cancella anche quello.
-Sono stanca.

Abbiamo quasi finito.
-Ne ho altri due.

Cancella anche quelli. Hai fatto?
-Sì.

Sui genitali, nell’utero?
-Ce n’è uno ma è inattivo.

Cancellalo, che non si sa mai.
-Sento qualcosa che preme nell’utero.

E’ vivente?
-No.

Cos’è?
-E’ una pallina.

Toglila. Come prima, raggio blu, atto di volontà. Fatto?
-Sì.

Andiamo avanti. Guarda, ti hanno mai fatto fare un essere per loro?
-Sì, ma è stata un’esperienza abbastanza traumatica, perché mi sono aperta la pancia con le unghie e l’ho fatto a pezzi.

Non l’hanno più rifatto?
-No.

Ricontrolla che non ci sia altro, ricontrolla bene.
-Ho cancellato tutti i chip.

Chiedi alla sfera bianca, se sente ancora qualcosa che la lega a qualcuno. Si sente libera o legata?
-Mi dice che sta tentando di staccare un collegamento con Up.

Come prima, con la tua forza di volontà, soffia sul collegamento e staccalo.
- Fatto. [time1.42.10]

Bene. Guarda tutto attorno, c’è ancora qualcosa?
-No, sicura.

Devi tenere lo scudo sempre alto. La campana vibratoria deve cancellare tutti quelli che si avvicinano.
-Ho capito.
Sei sicura che non c’è altro?
-Sì, ho controllato a 360°.

Bene, come si sta adesso?
-Bene, ma sono stremata.
E’ importante togliere tutto assieme, se lasci qualcosa ti rifrega e poi tornano tutti. Guarda il tuo futuro, tornano ancora?
-Tutte le notti.

Vuoi cancellare questa esperienza?
-Io non voglio più vederli.

Se non vuoi più vederli, possiamo provare a cancellare nel futuro i tentativi di ripresa. Con il tuo atto di volontà, vai e cancellale. Torna ad esserci solo la tua esperienza, senza interferenze.
-Le sto cancellando, piano piano.

Dimmi quando hai finito.
-Fatto.

Adesso prova a tornare al presente e ricontrolla, tornano ancora?
-No è tutto bianco.

Non ci sono nemmeno i militari?
-No.

Adesso sei più forte, non hai più la scusa per uscire. Mantieni la campana vibratoria sempre attiva e appena arriva qualcuno a darti fastidio lo cancelli in automatico. L’unica cosa che devi fare è rimanere nel tuo contenitore.
-Ho capito.

Ti sei stancata di avere interferenze?
-Sì.

Ci parla la tua Anima con lo Spirito?
-Sì.

Insieme siete imprendibili, forti e indistruttibili. Hai capito.
-Sì.

Vuoi guardare nel futuro quando torni a casa?
-Manca troppo.

Prova a guardare quanto manca.
-Mi verrebbe da dirti milioni di anni.

Va bene, vedrai che se di qua stai in sintonia con le altre parti, starai bene.
-Sì, ma spiegami perché sento ancora Mente e Spirito degli estranei.

Perché ancora non sei abituata. Adesso hai Anima completa e il pezzo nuovo non li conosce bene. Tra un po’ di giorni li riconoscerai. Sei contenta di quello che abbiamo fatto? Hai capito tutto?
-Sì.

Vuoi chiedermi qualcosa?
-Non c’è niente che io non sappia, però vorrei sapere cosa fare di notte.

Stai nel tuo contenitore e sogna con le altre parti. Puoi decidere tu e assieme scegliete cosa sognare.
-Capito.

L’importante è che stai lì a proteggere il contenitore. Vuoi dirmi qualcos’altro?
-Sono stanca.

giovedì 12 aprile 2012

Krishnamurti: Una Sensibilità per Ogni Essere Vivente


C’è un albero presso il fiume e siamo stati a guardarlo giorno dopo giorno, per diverse settimane, all’approssimarsi dell’al­ba. Man mano che il sole sorge lentamente all’orizzonte, sopra gli alberi, questo albero speciale si fa tutto a un tratto dorato. Le foglie rilucono tutte di vita e, mentre lo si osserva, nel suc­cedersi delle ore, quell’albero, il cui nome non ha importanza – ciò che conta è quel bell’albero – pare che un valore straor­dinario si diffonda ovunque sulla terra, sopra il fiume. E, mentre il sole si leva un po’ più in alto, le foglie cominciano a tremare, a danzare. E ogni ora sembra conferire a quell’albero una caratteristica diversa. 


Prima del sorgere del sole gli appar­tiene una cupezza calma, remota, piena di dignità. Sul far del giorno le foglie illuminate danzano, suscitando quella partico­lare sensazione di grande bellezza. A mezzogiorno la sua om­bra si è infittita e ci si può sedere protetti dal sole, senza mai sentirsi soli, con l’albero come compagno. Quando ci si siede, c’è un rapporto di profonda, costante sicurezza e una libertà che solo gli alberi possono conoscere.

Verso sera, quando i cieli occidentali sono illuminati dal sole che declina, l’albero si fa gradualmente cupo, oscuro, chiuden­dosi su se stesso. Il cielo è diventato rosso, giallo, verde, ma l’albero resta silenzioso, celato e riposa durante la notte.

Se si instaura un rapporto con esso, allora si ha un rapporto con il genere umano. Si è responsabili, in questo caso, di quell’albero e degli alberi del mondo. Ma se non si ha alcun rapporto con gli esseri viventi su questa terra, si può perdere qualunque rapporto si abbia con l’umanità, con gli esseri uma­ni. Non analizziamo mai in profondità il valore di un albero; non lo tocchiamo mai veramente, sentendone la solidità, la corteccia ruvida; né udiamo il suono che è parte di esso. Non il suono del vento tra le foglie, non la brezza di un mattino che le agita, bensì il suono suo proprio, il suono del tronco e quello muto delle radici. Si deve essere straordinariamente sensibili per udire il suono. Esso non è il chiasso del mondo, non il ru­more del chiacchierio della mente, non la volgarità delle di­spute e della guerra umane, bensì il suono in quanto parte dell’universo.

È strano che si abbia un rapporto così limitato con la natura, con gli insetti e con la rana saltellante, con il gufo che lancia i suoi richiami alla compagna, fra le colline. Non sembra mai che si abbia una sensibilità per tutti gli esseri viventi sulla ter­ra. Se potessimo instaurare un rapporto profondo, duraturo con la natura, non uccideremmo mai un animale per il nostro appetito, non nuoceremmo mai, vivisezioneremmo mai una scimmia, un cane, un porcellino d’India per il nostro vantag­gio. Troveremmo altre strade per sanare le nostre ferite, per guarire i nostri corpi. Ma la guarigione della mente è qualcosa di completamente diverso. Tale guarigione si realizza gradualmente se si è con la natura, con quell’arancia sull’albero, con il filo d’erba che spinge attraverso il cemento e con le colline co­perte, celate dalle nubi.

Questo non è sentimentalismo o fantasia romantica, ma una realtà di un rapporto con tutto ciò che vive e si muove sulla terra. L’uomo ha ucciso milioni di balene e le sta ancora ucci­dendo. Tutto quello che traiamo dalla loro carneficina può essere ottenuto con altri mezzi. Ma, a quanto pare, l’uomo prova piacere a uccidere le creature: il cervo sfuggente, la meravigliosa gazzella e l’imponente elefante. Ci piace ucciderci l’un l’al­tro. L’uccisione di altri esseri umani non si è mai arrestata in tutto il corso della storia della vita dell’uomo su questa terra. Se potessimo, e lo dobbiamo, instaurare un rapporto profon­do, lungo, duraturo con la natura, proprio con gli alberi, i ce­spugli, i fiori, l’erba e le nuvole dal rapido corso, allora non trucideremmo mai un altro essere umano, per nessuna ragio­ne. 


La guerra è assassinio organizzato e, anche se facciamo delle dimostrazioni contro una guerra in particolare, nucleare o di altro tipo, non abbiamo mai manifestato contro la guerra. Non abbiamo mai affermato che uccidere un altro essere uma­no è il peccato più grande sulla Terra.

giovedì 5 aprile 2012

Krishnamurti: Amor Proprio


Era venuta con tre amici: erano tutti coscienziosi e avevano la dignità dell’intelligenza. Uno era svelto a comprendere, un al­tro era impaziente nella sua vivacità e il terzo era sollecito ma la sollecitudine non era duratura. Formavano un bel gruppo, perché condividevano tutti il problema dell’amica e nessuno dava consigli od opinioni pesanti. Volevano tutti aiutarla a fare qualsiasi cosa ella ritenesse giusta, e a non agire semplicemente secondo la tradizione, l’opinione pubblica o l’inclinazione personale. Il difficile era stabilire quale fosse la cosa giusta da farsi. Ella stessa non era sicura, si sentiva turbata e confusa, ma la pressione per un’azione immediata era tanta; doveva prendere una decisione, non poteva procrastinarla oltre. Si trattava di li­bertà da una relazione personale. Ella voleva essere libera e lo ripeteva parecchie volte.

C’era quiete nella stanza; la tensione si era placata ed erano tutti ansiosi di esaminare il problema senza aspettarsi un risul­tato, una definizione della cosa giusta da fare. L’azione giusta sarebbe emersa naturalmente e pienamente, man mano che il problema fosse stato esposto. Era importante la scoperta della sostanza del problema, non lo scopo-risultato, dato che qual­siasi risposta non sarebbe stata che un’altra conclusione, un’altra opinione, un altro consiglio che non avrebbe potuto risol­vere in alcun modo il problema. Il punto era comprendere il problema stesso e non come reagire a esso, o cosa fare in pro­posito. Il giusto approccio al problema era importante, perché il problema stesso aveva in sé la giusta azione.

Le acque del fiume danzavano, poiché il sole aveva creato su di esse un sentiero di luce. Una bianca imbarcazione attraversava il sentiero, ma la danza non ne era disturbata. Era una danza di pura gioia. Gli alberi erano pieni di uccelli che si rim­brottavano, si lisciavano le penne e volavano via, solo per poi ritornare. Parecchie scimmie strappavano le tenere foglie e se ne riempivano la bocca; il loro peso piegava i rami fragili in ampie curve, eppure esse vi si aggrappavano lievemente, senza timore. Con che facilità si spostavano di ramo in ramo! Sebbe­ne saltassero, era un fluire: il balzare e il posarsi erano un mo­vimento unico. Solevano sedersi con le code penzoloni e si al­lungavano a cogliere le foglie. Se ne stavano su in alto e non facevano caso alla gente che passava di sotto. Non appena co­minciò a far buio, i pappagalli giunsero a centinaia a sistemarsi per la notte tra le fitte foglie. Si vedevano arrivare e scomparire nel fogliame. La luna nuova era appena visibile. Da lontano un treno fischiò mentre attraversava il lungo ponte attorno alla curva del fiume. Questo fiume era sacro e la gente vi giungeva fin da lontano per bagnarvisi, per purificarsi dai propri peccati. Ogni fiume è incantevole e sacro, e la bellezza di questo era la sua larga, vasta curva e le isole di sabbia tra le profonde distese d’acqua, e quelle silenziose, bianche imbarcazioni che, ogni giorno, risalivano e scendevano il fiume.

«Voglio essere libera da una relazione personale», disse.

Che cosa intende con voler essere libera? Il dire da parte sua «Voglio essere libera», presuppone che non lo sia. In che mo­do non è libera?

«Lo sono fisicamente; sono libera di andare e venire, perché fisicamente non sono più una moglie, ma voglio essere del tutto libera; non voglio avere niente a che fare con quella particolare persona».

In che modo ha un rapporto con quella persona, se è già fisicamente libera? Ha forse un rapporto con lui in qualche altra maniera?

«Non lo so, ma ho un grande rancore nei suoi confronti. Non voglio avere niente a che fare con lui».

Vuole essere libera e, tuttavia, ha del rancore nei suoi confronti? Allora non si è liberata di lui. Perché prova un simile rancore?

«Recentemente ho scoperto la verità sul suo conto: la sua me­schinità, la sua effettiva mancanza di amore, il suo completo egoismo. Non posso dirle quale orrore ho scoperto in lui. E pensare che ero gelosa di lui, che lo idolatravo, che mi sottomettevo a lui! Il fatto di scoprirlo ottuso e furbo quando lo pensavo un marito ideale, affettuoso e dolce, mi ha riempita di risentimento nei suoi confronti. Pensare di averci avuto a che fare mi fa sentire sporca. Voglio essere del tutto libera da lui».

Può essere fisicamente libera da lui, ma finché ha del rancore nei suoi confronti, non è libera davvero. Se lo odia è legata a lui; se ha vergogna di lui, gli è ancora asservita. È in collera con lui o con se stessa? Egli è quello che è; perché essere in collera con lui? Il suo rancore è veramente nei suoi confronti? O, piuttosto, avendo visto «ciò che è», ha vergogna di se stessa per esserne stata a contatto? Di sicuro è piena di risentimento, non verso di lui, ma per la sua valutazione, le sue azioni. Ha vergogna di se stessa. Essendo restia a vedere ciò, lo biasima per quello che egli è. Quando si rende conto che il suo rancore nei suoi confronti è una fuga dalla sua romantica idolatria, al­lora egli non esiste più. Non ha vergogna di lui, ma di se stessa, per essergli stata legata. È con se stessa che è in collera, non con lui.

«Sì, è così».

Se lo vede realmente, se lo sperimenta come un dato di fatto, allora si è liberata di lui. Egli non è più l’oggetto della sua osti­lità. L’odio vincola quanto l’amore.

«Ma come devo liberarmi dalla mia vergogna, dalla mia stupi­dità? Vedo molto chiaramente che lui è quello che è, e non va biasimato, ma in che modo devo liberarmi di questa vergogna, di questo rancore che è andato maturando in me lentamente ed è giunto alla pienezza durante questa crisi? Come devo sba­razzarmi del passato?»

Il perché desideri sbarazzarsi del passato è più rilevante che conoscere il modo in cui sbarazzarsene. L’intenzione con cui affronta il problema è più importante che sapere cosa fare in proposito. Perché vuole disfarsi del ricordo di quel rapporto?

«Detesto il ricordo di tutti quegli anni. Mi hanno lasciato l’ama­ro in bocca. Non è sufficientemente una buona ragione?»

Veramente no, giusto? Perché vuole disfarsi di quei ricordi del passato? Certamente non perché le hanno lasciato l’amaro in bocca. Anche se fosse in grado, con qualche mezzo, di sbaraz­zarsi del passato, potrebbe rimanere di nuovo presa in azioni di cui magari vergognarsi. Il mero sbarazzarsi dei ricordi spia­cevoli non risolve il problema, non è vero?

«Pensavo di sì; ma allora qual è il problema? Non lo sta ren­dendo inutilmente complicato? Lo è già abbastanza, per lo meno lo è la mia vita. Perché aggiungere un altro peso?»

Stiamo aggiungendo un ulteriore peso o stiamo cercando di comprendere «ciò che è», e di liberarci di esso? La prego di pazientare un po’. Qual è l’impulso che la spinge a disfarsi del passato? Può essere spiacevole, ma perché vuole sbarazzarse­ne? Lei ha una certa idea o immagine di se stessa che questi ri­cordi contraddicono e così vuole liberarsi di essi. Ha una certa opinione di se stessa, non è così?

«Naturalmente, altrimenti...»

Ci mettiamo tutti a svariati livelli e cadiamo in continuazione da queste altezze. Sono le cadute che ci fanno vergognare. L’amor proprio è la causa della nostra vergogna, della nostra caduta. È questo amor proprio che deve essere compreso, non la caduta. Se non ci fosse il piedistallo su cui si è posta, come potrebbe es­serci caduta? Perché ha posto se stessa su un piedistallo chia­mato amor proprio, dignità umana, l’ideale, e via dicendo? Se riesce a comprenderlo, allora non ci sarà vergogna alcuna del passato; esso se ne sarà completamente andato. Lei sarà ciò che è senza il piedistallo. Se non c’è il piedistallo, l’altezza che l’ha fatta guardare in basso o in alto, allora lei è ciò che ha sempre evitato. È questo evitare «ciò che è», ciò che lei è, che arreca confusione e antagonismo, vergogna e rancore. Non deve dire a me o a qualcun altro quello che lei è, ma esserne consapevole, comunque sia, piacevole o spiacevole: viva con esso, senza giu­stificarlo od opporvisi. Viva con esso, senza dargli un nome, poiché la parola stessa è una condanna o un’identificazione. Viva con esso, senza paura, poiché la paura impedisce la comunio­ne e, senza comunione, non può vivere con esso. Essere in comunione è amare. Senza amore, non può disfarsi del passato; con l’amore, non c’è passato. Ami e il tempo non c’è.

giovedì 29 marzo 2012

Krishnamurti: Il Bisogno di Sicurezza


Il piccolo ruscello scorreva molto dolcemente vicino al sentie­ro che serpeggiava tutt’intorno alle risaie, pieno di fiori di loto di un viola scuro e dai cuori dorati, che galleggiavano sull’ac­qua. Il profumo restava accanto a essi ed erano molto belli. Il cielo era coperto: stava cominciando a piovigginare e fra le nubi tuonava. Il fulmine era ancora lontano, ma si stava avvi­cinando all’albero sotto cui ci riparavamo. Cominciò a piovere forte e le gocce d’acqua si accumulavano sulle foglie di loto. Quando si fecero troppo grandi scivolarono dalle foglie, solamente per formarsi un’altra volta. Il fulmine adesso era sopra l’albero e il bestiame spaventato tirava le funi. Un vi­tello nero, fradicio e tremante, si lamentava pietosamente; strappò la sua corda e corse verso una capanna lì vicino. I fio­ri di loto si chiudevano saldamente, serrando i loro cuori dorati contro l’oscurità crescente; per raggiungerli uno avrebbe dovuto strappare i petali viola. 

Sarebbero rimasti saldamente chiusi sino all’arrivo del sole. Erano molto belli anche nel loro sonno. Il lampo si muoveva verso la città. Era veramente buio ora, e a stento si poteva udire il mormorio del ruscello. Il sen­tiero ci portò oltre il villaggio, alla strada che ci ricondusse alla città chiassosa.

Era un giovane di oltre vent’anni; era ben nutrito, aveva viag­giato un po’ e aveva studiato all’università. Era nervoso e nei suoi occhi c’era inquietudine. Era tardi, ma voleva parlare; voleva che qualcuno esaminasse la sua mente per lui. Si espose con molta semplicità, senza esitazione o pretesa alcuna. Il suo problema era chiaro, ma non a lui, che brancolava qua e là.

Non ascoltiamo e non scopriamo «ciò che è». Affibbiamo le nostre idee e opinioni a un altro, cercando di imporgli la struttura del nostro pensiero. I nostri pensieri e i nostri giudizi sono per noi molto più importanti che scoprire «ciò che è». Il «ciò che è» è sempre semplice. Siamo noi a essere complicati. Rendiamo il semplice, il «ciò che è», complicato e ci perdiamo in esso. Ascoltiamo unicamente il chiasso crescente della nostra confusione. Per ascoltare dobbiamo essere liberi. Non è che non debbano esserci distrazioni, dato che lo stesso pensare è una forma di distrazione. Dobbiamo essere liberi per stare in silenzio, e solo allora è possibile ascoltare.

Diceva che appena andava a dormire gli accadeva di mettersi a sedere sul letto con un attacco di ansia pura. In quei momenti la stanza perdeva le sue proporzioni; i muri si appiattivano; soffitto e pavimento sparivano. Ed egli, in preda alla paura, sudava. La cosa andava avanti da parecchi anni.

Di che cosa ha paura?

«Non lo so; ma quando mi sveglio spaventato, vado da mia sorella, o da mio padre e mia madre e, per calmarmi, parliamo un po’; poi vado a letto. Loro capiscono, ma io ho passato la ventina e tutto questo sta diventando piuttosto stupido».

È preoccupato per il futuro?

«Sì, un po’. Benché il denaro non ci manchi, mi preoccupa lo stesso».

Perché?

«Voglio sposarmi e provvedere al benessere della mia futura moglie».

Perché preoccuparsi per il futuro? Lei è veramente giovane: può lavorare e darle il necessario. Perché farsi assillare così da ciò? Teme di perdere la sua posizione sociale?

«In parte. Abbiamo una macchina, qualche proprietà e un nome. Ovviamente non voglio perdere tutto questo, il che po­trebbe essere la causa della mia ansia. Ma non è esattamente così. È la paura di non essere. Quando mi sveglio spaventato, provo la sensazione di essere perduto, di non essere nessuno, di crollare».

Dopo tutto, può darsi che un nuovo governo vada al potere e che lei perda le sue proprietà, i suoi beni. Ma è veramente gio­vane e può sempre lavorare. Milioni di persone stanno per­dendo i loro beni materiali e anche a lei può capitare di dover affrontare una cosa simile. E poi le cose del mondo vanno condivise e non possedute esclusivamente. Perché essere così prudente, così timoroso di perdere, alla sua età?

«Ecco, voglio sposare una ragazza e desidero che non ci sia al­cun ostacolo. È probabile che nulla lo impedisca, ma sento la sua mancanza e lei la mia; ciò può essere un’altra causa del mio timore».

È questa la causa della sua paura? Sostiene che è probabile che non accada nulla di eccezionale che possa impedirle di sposarla e, allora, perché questa paura?

«Sì, è vero; possiamo sposarci quando decidiamo di farlo, quindi questo non può essere il motivo del mio timore, almeno non adesso. In effetti, penso di aver paura di non essere, di perdere la mia identità, il mio nome».

Anche se non tenesse al suo nome e avesse, però, le sue pro­prietà e il resto, non avrebbe, forse, ancora paura? Che cosa intendiamo per identità? Essere identificati con un nome, con delle proprietà, con una persona, con delle idee; essere associati a qualcosa; essere riconosciuti come questo o quello; essere eti­chettati come appartenenti a un gruppo o a una nazione parti­colari, e così via. Lei teme di perdere la sua etichetta. E così?

«Sì, perché altrimenti che cosa sarei? Sì, è così».

Dunque lei è ciò che possiede: il suo nome, la sua reputazione, la sua macchina, le altre proprietà, la ragazza che sposerà, le ambizioni che ha. Lei è queste cose, le quali, insieme a certe caratteristiche e a certi valori, vanno a formare quello che lei chiama «Io». Lei è la somma di tutto ciò e teme di perderlo. Come per tutti gli altri, c’è sempre la possibilità di perdita: può scoppiare una guerra; ci può essere una rivoluzione o un cambio di governo verso la Sinistra. Può accadere qualcosa che la privi di tutto ciò, adesso o domani. Ma perché temere l’insicurezza? Non è, forse, la natura propria di tutte le cose? Contro questa insicurezza sta costruendo dei muri che la proteggeranno, ma questi muri possono essere e vengono di fatto abbattuti. Può sfuggirlo per un momento, ma il pericolo dell’insicurezza è sempre là. Non può evitare ciò che è. L’insi­curezza è là, che le piaccia o no. Ciò non significa che deve rassegnarsi a essa, che deve accettarla o respingerla; ma lei è gio­vane e perché temere l’insicurezza?

«Adesso che ha messo la cosa in questo modo non credo di temere l’insicurezza. Sono veramente disposto a lavorare. Lavo­ro più di otto ore al giorno e, quantunque non mi piaccia par­ticolarmente, posso continuare. No, non ho paura di perdere proprietà, macchina e il resto, e la mia fidanzata e io possiamo sposarci quando vogliamo. Mi rendo conto, ora, che non è nulla di tutto ciò a spaventarmi. Allora che cos’è?»

Scopriamolo insieme. Potrei essere in grado di rivelarglielo, ma non sarebbe una sua scoperta. Si situerebbe solo a un livel­lo verbale e sarebbe, pertanto, del tutto inutile. Scoprirlo sarà per lei sperimentarlo ed è questo che veramente conta. Scoprire è sperimentare. Lo scopriremo insieme.

Se non ha paura di perdere nessuna di queste cose, se non teme l’insicurezza esteriore, allora che cosa la preoccupa? Non risponda subito; ascolti soltanto; sia attento a scoprire.
È del tutto sicuro di non aver paura dell’insicurezza fisica? Nella mi­sura in cui si può essere sicuri di cose simili, lei sostiene di non averne paura. Se è certo che questa non sia una mera afferma­zione verbale, allora di che cosa ha paura?

«Sono del tutto certo di non temere d’essere insicuro fisicamente. Possiamo sposarci e avere ciò di cui abbiamo bisogno. È qualcosa di più della semplice perdita delle cose ciò che io temo. Ma che cos’è?»

Lo scopriremo, ma riflettiamoci con calma. Vuole davvero scoprirlo, non è così?

«Naturalmente. Soprattutto adesso che siamo giunti fin qui. Che cos’è quello di cui ho paura?»

Per scoprire dobbiamo essere calmi, attenti, ma non pressanti. Se non è spaventato dall’insicurezza fisica, teme, forse, di essere insicuro interiormente, d’essere incapace di conseguire lo scopo che si è prefisso? Non risponda; ascolti soltanto. Si sen­te incapace di diventare qualcuno? Probabilmente ha un ideale religioso; avverte, forse, la sensazione di non avere la capa­cità di vivere conformemente a esso o di raggiungerlo? Prova un senso di disperazione al riguardo, un senso di colpa o di frustrazione?

«Ha perfettamente ragione. Fin da quando l’ascoltai alcuni an­ni fa, da ragazzo, il mio ideale è stato, se posso dirlo, assomi­gliarle. Essere religiosi è nel nostro sangue e mi ero sentito in grado d’esser tale. Ma c’è sempre stato il timore profondo di non riuscire ad avvicinarmi mai a ciò».

Andiamo adagio. Sebbene non tema d’essere insicuro esterior­mente, ha paura d’esserlo interiormente. Un altro si rende sicuro esteriormente con una reputazione, con la fama, con il denaro, e così via; mentre lei vuole essere sicuro interiormente con un ideale e sente di non avere la capacità di diventare quell’ideale. Perché vuole diventare o raggiungere un ideale? Non è forse soltanto per essere sicuro, per sentirsi in salvo? Questo rifugio lei lo chiama l’ideale. Ma in realtà vuole essere sicuro, protetto. È così?

«Ora che me lo fa notare, è proprio così».

Adesso lo ha scoperto, non è vero? Ma andiamo oltre. Lei si rende conto dell’ovvia futilità della sicurezza esteriore, ma vede anche la falsità del ricercare la sicurezza interiore diventan­do l’ideale? Al posto del denaro il suo rifugio è l’ideale. Se ne rende veramente conto?

«Sì, davvero».

Allora sia ciò che è. Quando ne comprende la falsità, l’ideale scompare. Lei è «ciò che è». Quindi proceda a comprendere «ciò che è» – ma non con uno scopo particolare, perché lo scopo, il fine è sempre lontano da «ciò che è». Il «ciò che è» è lei stesso; non in un periodo particolare o in un dato stato d’animo, ma come lei è di momento in momento. Non si condanni o si rassegni a quello che vede, ma sia attento, senza in­terpretare il movimento di «ciò che è». Sarà difficile, ma in ciò c’è gioia. La felicità c’è solo per chi è libero, e la libertà giunge con la verità di «ciò che è».