Forse a qualcuno di voi interessa quanto ho detto dell’invidia. Non adopero la parola “ricordare” perché, come ho già spiegato, il puro e semplice ricordare parole o frasi rende la mente ottusa, letargica, pesante, incapace di creatività. Il mero ricordare è deleterio. Quel che importa, specialmente mentre siete giovani, è comprendere, piuttosto che coltivare la memoria; perché la comprensione libera la mente, risveglia la facoltà critica dell’analisi, vi mette in grado di vedere l’importanza del fatto invece che limitarvi a razionalizzarlo. Quando non fate altro che ricordare certe frasi, detti o idee intorno all’invidia, per esempio, quel ricordo vi impedisce di guardare al fatto reale dell’invidia. Ma se vedete e comprendete l’invidia quand’essa si nasconde dietro la facciata di belle parole, della filantropia, della religione, o dietro il vostro stesso desiderio di grandezza, di santità, se davvero vedete e comprendete questo da voi, allora scoprirete che straordinaria libertà è quella dall’invidia, dalla gelosia.
Quindi è veramente importante capire, perché il ricordo è cosa morta; e forse è una delle principali cause del decadimento dell’uomo. Siamo molto portati ad imitare, a copiare, a seguire ideali o eroi; e che accade? Gradatamente la fiamma della creatività si spegne e rimane soltanto l’immagine, il simbolo, le parole, senza che dietro vi sia niente. Ci insegnano a memorizzare e questo evidentemente non è un’attività creativa. Non c’è comprensione nel puro e semplice ricordare ciò che si è letto nei libri o che ci viene insegnato; e quando per tutta quanta la vita si coltiva soltanto la memoria, gradatamente si distrugge la vera comprensione.
Per favore ascoltate attentamente, perché è molto importante capire questo. È la comprensione che è creativa, non la memoria, non il ricordo. L’elemento liberatore è la comprensione, non le nozioni che avete riposto nella mente; e la comprensione non è nel futuro. Coltivando la sola memoria nasce l’idea del futuro; ma se avete una comprensione immediata cioè se da voi stessi vedete qualcosa con chiarezza, allora non ci sono problemi. Il problema esiste soltanto quando non vediamo con chiarezza.
L’importante allora non è ciò che sapete, non le cognizioni o l’esperienza che avete messo insieme, ma il vedere le cose come stanno e capirle subito, perché la comprensione è immediata, non è nel futuro. Quando l’esperienza e il sapere prendono il posto della comprensione essi diventano nella vita fattori di decadimento. Per la maggior parte di noi sapere ed esperienza sono fatti molto importanti, ma se guardate dietro le parole e ne vedete il vero significato vi accorgerete che essi vi appariranno come gravi fattori del decadimento umano. Ciò non vuol dire che a certi livelli dell’esistenza il sapere non sia opportuno. E giusto e necessario sapere come piantare un albero e che tipo di concime gli sia necessario, o come si debbano nutrire i polli, o come allevare bene una famiglia, o come si costruisce un ponte e così via. C’è un’enorme mole di nozioni scientifiche a disposizione da potersi usare nella giusta maniera. È giusto ad esempio che si sappia come costruire una dinamo o un motore. Ma quando non c’è comprensione allora le cognizioni, che sono semplicemente un fatto di memoria, diventano elementi gravi di distruzione; e troverete che anche l’esperienza diventa elemento distruttore perché l’esperienza rafforza le basi della memoria.
Mi chiedo se avete mai osservato quanti adulti pensano burocraticamente, da funzionari. Se sono insegnanti il loro pensiero si limita alle loro funzioni specifiche; non sono esseri umani vibranti di vita. Conoscono le regole della grammatica o della matematica o un po’ di storia. E poiché il loro pensiero è circoscritto dalla memoria di queste cose e dall’esperienza di esse, la cognizione che ne hanno li distrugge. La vita non è cosa che possa impararsi da altri; la vita si ascolta, si comprende momento per momento senza che vi sia l’accumularsi di esperienza. in ultima analisi cosa avete quando avete accumulato esperienza? Quando dite: “Ho un’enorme esperienza”, oppure: “So il significato di queste parole”; questa è memoria, non è così? Avete avuto determinate esperienze, avete imparato come dirigere un ufficio, come innalzare una costruzione o un ponte e su questa base accumulate sempre nuova esperienza. Coltivate l’esperienza che è memoria e con questa memoria affrontate la vita.
Come un fiume la vita scorre rapida, mutevole, senza posa; e quando la affrontate carichi del fardello della memoria naturalmente non siete mai in contatto con la vita. La affrontate con le vostre cognizioni, la vostra esperienza personale, che servono soltanto ad aggravare il peso della memoria; in tal modo cognizioni ed esperienza gradatamente diventano fattori di distruzione nella vita.
Spero che voi capiate questo a fondo, perché quel che dico è molto vero; e se lo capite vi servirete del vostro sapere al giusto livello. Ma se non lo capite e vi limitate ad accumularlo e ad accumulare esperienze come mezzi per farvi avanti nella vita, come mezzi per consolidare la vostra posizione sociale nel mondo, allora esperienza e sapere diventeranno gravemente deleteri, distruggeranno in voi la capacità di iniziativa, la creatività. Siamo talmente oppressi dall’autorità, da ciò che altri hanno detto, dalla Bhagavad Gita, dalle idee, che nella maggior parte dei casi la nostra vita è diventata molto squallida. Tutte queste cose costituiscono ricordi, memorie; non le abbiamo comprese da noi, non sono vive. Nessun fatto nuovo potrà esserci per noi fintanto che siamo oppressi dalle memorie; ed essendo la vita eternamente nuova non possiamo capirla. La nostra esistenza perciò è molto tediosa; diventiamo letargici, ingrassiamo e imbruttiamo sia fisicamente che mentalmente. È molto importante capire tutto questo.
Semplicità vuol dire mente libera da esperienza, dal peso della memoria. Noi pensiamo che la semplicità consista nell’avere pochi vestiti e un piattino per chiedere l’elemosina; pensiamo che vivere semplicemente equivalga a possedere pochi oggetti. E questo potrà anche esser vero; ma la semplicità vera è libertà dalle cognizioni, libertà dal ricordo e dall’accumulo di esperienza. Avete mai osservato coloro che si fanno un punto di. possedere poche cose e ritengono d’essere molto semplici? Li avete mai ascoltati? Anche che abbiano soltanto un perizoma e un bastone a cui appoggiarsi sono pieni di ideali. Interiormente sono quanto mai complicati, in lotta con se stessi, affannati a seguire quanto essi stessi hanno formulato, a seguire le loro stesse convinzioni. Interiormente non sono semplici; sono colmi di tutto quel che hanno raccolto dai libri, pieni di idee, di dogmi, di paure. Fuori magari hanno soltanto un bastone e pochi abiti. Ma la vera semplicità di vita equivale ad essere interiormente vuoti, innocenti, senza cumulo di cognizioni, senza credenze e dogmi, senza paura dell’autorità. E questo stato di intima semplicità potrà scaturire soltanto quando avrete una reale comprensione di ogni esperienza, momento per momento. Se avete capito un’esperienza, quell’esperienza passata non lascia residui. È perché non comprendiamo l’esperienza, perché ne ricordiamo il piacere o la pena che non siamo mai interiormente semplici. Chi ha un’inclinazione religiosa cerca ciò che contribuisce alla semplicità esteriore; interiormente però è caotico, confuso, oppresso da innumerevoli struggimenti, desideri, cognizioni; la vita, l’esperienza, lo spaventano.
Se osservate l’invidia vi accorgerete che affonda le radici nella memoria, la quale, come anche l’esperienza, è un elemento deleterio nella nostra vita. Ciò non vuol dire che dovete dimenticare i fatti quotidiani o evitare le esperienze. Non è possibile farlo. Ma l’uomo che è pieno di esperienza non è necessariamente un saggio. L’uomo che ha esperienza e ad essa si aggrappa non è un saggio; è come uno scolaro che legge, accumula nozioni dai libri. Il saggio è innocente, libero da esperienza; interiormente è semplice anche se esternamente abbia tutte le cose del mondo, oppure pochissime.
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