giovedì 15 dicembre 2011

Sofferenza


Domanda: Perché nel mondo esistono dolore e miseria?
Krishnamurti: Io mi chiedo se questo ragazzo conosce il signi­ficato delle sue parole. Probabilmente ha visto un asino sovraccarico le cui zampe quasi si rompevano, o un altro ragazzo che piangeva, o una madre che batteva il figlio. Forse ha visto degli adulti che litigavano. Poi c’è la morte, il cadavere che viene trasportato via per venir cremato; c’è il mendicante; c’è la povertà, la malattia, la vecchiaia; c’è sofferenza non soltanto al di fuori ma anche dentro di noi. Perciò il ragazzo chiede “Perché esiste la sofferenza?”. Non volete saperlo anche voi? Vi siete mai chiesti quale sia la causa del dolore che voi stessi sentite? Che cos’è il dolore e perché esiste? Se voglio qualcosa e non riesco ad ottenerla mi sento infelice; se desidero un maggior numero di sari, più denaro o se vorrei essere molto bella e non posso avere quel che desidero sono infelice. Se voglio poter amare una certa persona e quella non mi ama, questo pure mi rende infelice. Mio padre muore ed io soffro molto. Perché?
Perché ci sentiamo infelici se non possiamo avere quel che desideriamo? Ma perché dovremmo necessariamente avere ciò che desideriamo? Pensiamo di averne diritto, no? Ci chiediamo forse mai perché dovremmo avere quel che vorremmo quando milioni di persone non hanno nemmeno quello di cui hanno bisogno? Perché inoltre lo voglia­mo? Esiste il nostro bisogno di cibo, vestiario, riparo; ma queste cose non ci bastano; vogliamo molto di più. Vogliamo essere potenti, vo­gliamo essere poeti, santi, oratori celebri, vogliamo essere primo mi­nistro, presidente. Perché? Avete mai riflettuto su questo? Perché vogliamo tutto ciò? Non dico che si debba essere soddisfatti di quel che siamo. Non intendo questo. Questo sarebbe brutto e sciocco. Ma perché questo continuo frenetico desiderare sempre di più? Questa frenesia dimostra che siamo insoddisfatti, scontenti; ma di che cosa? Di quel che siamo? Io sono questo, non mi piace, voglio essere quello. Penso che figurerò molto meglio con una nuova giacca o un sari nuovo e perciò lo desidero. Ciò vuol dire che sono insoddisfatto di quel che sono e penso di poter sfuggire al mio scontento procurandomi più vestiti, più potere e via dicendo. Ma l’insoddisfazione rimane, non è così? Non ho fatto che nasconderla con un mucchio di abiti, con il potere, con un’automobile nuova.
Dunque ora dobbiamo scoprire in che modo possiamo arrivare a capire che cosa siamo. Limitarci ad accumulare beni, potere, posi­zione sociale non ha senso perché resteremo infelici. Se comprende questo la persona infelice, la persona oppressa dal dolore non si preci­pita dai guru, non nasconde se stessa dietro possedimenti, dietro il potere; anzi vorrà conoscere il motivo reale della sua pena. Se guardate dietro la vostra stessa sofferenza scoprirete di essere molto meschini, vuoti, limitati, e che state lottando per riuscire, per affermarvi. Ed è proprio questa lotta per affermarvi, per diventare qualcuno la causa della vostra sofferenza. Ma se cominciate a capire quel che siete effettivamente, se approfondite sempre più questo esame, allora vi accorgerete che accadrà qualcosa di completamente diverso.

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