domenica 11 dicembre 2011

Krishnamurti: Paura


Sapete che vi ho parlato della paura; ed è molto importante che noi si sia consci e consapevoli della paura. Sapete come nasce? In tutto il mondo vediamo che la gente è deformata dalla paura; le loro idee, i loro sentimenti, le loro attività ne vengono distorte. Perciò dovremmo approfondire il problema della paura studiandolo da ogni possibile an­golazione, non soltanto dal punto di vista morale ed economico della società, ma anche dal punto di vista delle nostre lotte psicologiche inte­riori.
Come ho detto, la paura di perdere la sicurezza esterna ed interna deforma la mente e svia il nostro pensiero. Spero che voi abbiate riflet­tuto un po’ su di questo, perché quanta più chiarezza raggiungerete nel considerare questo punto e nel scoprirne la verità, tanto più liberi sarete da ogni forma di dipendenza. Gli adulti non hanno prodotto una società meravigliosa: genitori, ministri, insegnanti, governatori, preti non hanno creato un gran bel mondo. Al contrario hanno creato un mondo orri­bile, brutale, in cui ognuno lotta contro qualcun altro, in cui gruppi, classi nazionali si schierano l’una contro l’altra, ideologie o complessi di credenze contro altre ideologie e credenze. Quello in cui crescete è un brutto mondo, un mondo di dolore dove gli adulti cercano di soffocarvi con le loro idee, le loro credenze, la loro bruttura; e se voi non dovete fare altro che imitare il modello degli adulti che hanno prodotto questa mostruosa società, che scopo può avere ricevere un’educazione, qual è addirittura lo scopo di vivere?
Se guardate intorno a voi vedrete che in tutte le parti del mondo c’è spaventosa distruzione e umana sofferenza. Forse avrete letto qualcosa sulle guerre della storia, ma non ne conoscete la realtà viva, come vengono completamente distrutte delle città, come la bomba a idrogeno cadendo su di un’isola la fa scomparire tutta quanta, come le navi bombardate vanno per aria in pezzi. Al cosiddetto progresso si devono terrificanti distruzioni ed è in questo mondo che voi crescete. Magari mentre siete ancor giovani i vostri giorni saranno lieti, felici; ma quando vi farete adulti se non sarete molto vigili, attenti ai vostri pensieri e ai vostri sentimenti, perpetuerete questo mondo di lotte, di spietata ambi­zione, un mondo nel quale ognuno gareggia coi suoi simili, nel quale c’è sofferenza, morte per fame, sovrappopolazione, malattie.
Perciò non è forse di grande importanza che mentre ancora siete giovani siate aiutati dal giusto tipo di insegnante a riflettere su tutte queste cose, e che non vi si insegni soltanto a superare dei noiosi esami? La vita è dolore, morte, amore, odio, crudeltà, malattia, fame e su questo voi dovete cominciare a riflettere. Ecco perché io sento che è bene che voi ed io esaminiamo insieme questi problemi, in modo che la vostra intelligenza si risvegli e voi cominciate a sensibilizzarvi a questi fatti. Se ci riusciremo non accadrà che da adulti vi limiterete ad accettare un matrimonio già combinato, non vi contenterete di essere un impiegato incapace di pensare in qualche ufficio o una macchina per figliare perdendovi in questo brutto genere di vita come acqua in un terreno sabbioso.
Una delle cause dell’ambizione è la paura. E voi non siete tutti ambiziosi? Qual è la vostra ambizione? Superare qualche esame? Di­ventare governatore? Oppure, se siete giovanissimi, volete semplicemente fare il macchinista e guidare locomotive attraversando ponti. Ma perché siete ambiziosi? Cosa significa la vostra ambizione? Ci avete mai pensato? Avete osservato gli adulti come sono ambiziosi? Nella vostra stessa famiglia non avete mai sentito vostro padre o vostro zio parlare della possibilità di ottenere uno stipendio più alto o di occupare una posizione di maggior prestigio? Nella nostra società – ed io vi ho esposto com’è la nostra società – tutti agiscono in questa maniera, tutti vogliono stare sulla cima. Tutti vogliono diventare qual­cuno. L’impiegato vuol diventare direttore, il direttore vuole diventare qualcosa di più importante e via dicendo, una continua lotta per avan­zare. Se sono un insegnante voglio essere preside; se sono preside voglio diventare direttore della scuola. Se siete brutti volete essere bellissimi. Oppure volete possedere più denaro, più sari, più abiti, più mobili, più case, più beni, sempre di più, sempre di più. E non soltanto nel rapporto con l’esterno, ma dentro di voi, nel senso cosiddetto spirituale volete diventare qualcuno, anche se nascondete quest’ambizione dietro molte parole. Lo avete osservato? E pensate che sia giustissimo, no? Pensate che sia perfettamente normale, comprensibile, ben fatto.
Ora, che cosa ha prodotto nel mondo l’ambizione? Ben pochi fra noi hanno mai riflettuto su questo. Quando vedete un uomo che lotta per guadagnare, per avanzare, per superare qualcun altro, vi siete mai chiesti che cosa c’è nel suo cuore? Se guarderete dentro il vostro cuore nel momento dell’ambizione mentre lottate per diventare qualcuno, sia nel campo spirituale che in quello materiale, vi troverete il tarlo della paura. L’ambizioso è il più spaventato degli uomini perché ha paura di restare quello che è. Egli dice: “Se resto quel che sono non sarò nes­suno, perciò devo diventare qualcuno, devo essere magistrato, giudice, ministro”.
Se esaminate molto attentamente questo processo, se guardate dietro il paravento delle parole e delle idee, dietro il muro dell’im­portanza sociale e del successo vi troverete paura; perché l’ambizioso teme di essere quello che è. Pensa che in realtà egli è un essere insi­gnificante, povero, brutto; si sente solitario, completamente vuoto, e perciò dice: “Devo farmi avanti e combinare qualcosa”. Quindi o insegue quel ch’egli chiama Dio, e quest’altra non è che una diversa forma di ambizione, oppure si sforza di diventare qualcuno nel mondo; così nasconde e ricopre la solitudine e il senso di vuoto interiore, cose delle quali egli si spaventa davvero e dalle quali rifugge; l’ambizione diventa per lui il mezzo che gli occorre per fuggirle.
Che avviene dunque oggi nel mondo? Tutti combattono contro qualcuno. Ogni uomo si sente inferiore a un altro e s’affanna a raggiun­gere la cima. Non c’è amore, non c’è riguardo, non c’è pensiero profondo. La nostra società non è che una continua lotta dell’uomo contro l’uomo. Questa lotta nasce dall’ambizione di diventare qualcuno, e gli adulti vi incoraggiano ad essere ambiziosi. Vogliono che contiate per qualcosa, che sposiate un uomo o una donna ricca, che abbiate amici influenti. Spaventati e deformi nel cuore, cercano di rendervi simili ad essi. E voi a vostra volta volete essere come loro perché vedete di tutto soltanto lo splendore apparente. Quando arriva il governatore tutti lo accolgono inchinandosi fino a terra, lo inghirlandano, pronunziano discorsi in suo onore. A questo lui tiene moltissimo ed anche voi ci tenete. Vi sentite onorati se ne conoscete lo zio o il segretario e vi crogiolate nell’alone luminoso della sua ambizione, dei suoi successi. Così vi fate irretire nella laida ragnatela della generazione che vi ha preceduto, rimanete nel tessuto della loro mostruosa società. Solo se siete molto vigili, se la vostra attenzione è costante, solo se non vi spaventate e non accettate passivamente, ma ponete sempre in dubbio tutto, solo così eviterete di restare prigionieri e potrete progredire creando un mondo diverso.
Ecco perché è importantissimo che voi troviate la vostra vera vocazione. Sapete cosa vuol dire “vocazione”? È fare ciò che amate fare e che vi è congeniale. Dopotutto è questo il compito dell’educazione, aiutarvi a crescere indipendenti perché siate liberi dall’ambizione e possiate trovare la vostra vera vocazione. Chi è ambizioso vuol dire che non ha trovato la sua vera vocazione, altrimenti non lo sarebbe.
È dunque responsabilità degli insegnanti e del preside aiutarvi ad essere intelligenti, senza paura, perché possiate trovare la vostra vera vocazione, il genere di vita che fa per voi, capire in che maniera realmente volete vivere e guadagnarvi il pane. Questo implica una rivolu­zione nel pensiero perché nell’attuale società si pensa che chi sa parlare bene, chi sa scrivere, chi sa governare, chi possiede una grossa automo­bile, si trovi in una posizione ottima; chi zappa l’orto, chi cucina, chi costruisce case viene disprezzato. Siete consapevoli dei vostri sentimenti quando osservate il muratore, lo stradino, l’autista del tassì, il carrettiere? Avete mai notato che lo considerate con totale disprezzo? A malapena vi accorgete che esiste. Non avete per lui alcun riguardo. Quando una persona invece detiene un qualsiasi titolo, si tratti di un banchiere, di un commerciante, di un guru o di un ministro, subito lo rispettate. Se trovate realmente la vostra vera vocazione contribuirete a demolire completamente l’attuale marcio sistema; allora infatti, che siate coltivatore, pittore o ingegnere, farete un lavoro che amate con tutto il vostro essere e questo non è ambizione. Fare qualcosa veramente bene, farlo appieno, genuinamente, in accordo con ciò che si pensa e si sente nel profondo di se stessi, ebbene questo non è ambizione e non si accompagna mai a paura.
È molto difficile aiutarvi a trovare la vostra vera vocazione, perché vuol dire che l’insegnante dovrà prestare una grandissima attenzione a ciascun allievo per scoprire di che cosa egli sia capace. Egli dovrà aiutarvi a non essere spaventati, a riesaminare ogni cosa, a investigare. Potreste essere potenzialmente uno scrittore, un poeta, un pittore. Qualunque cosa sia, se voi realmente amate farla, non sarete per questo ambizioso; nell’amore infatti non c’è ambizione.
Non è forse dunque importantissimo che mentre siete ancora gio­vani vi si aiuti a risvegliare in voi stessi l’intelligenza che vi serve per scoprire la vostra vera vocazione? Allora per tutta la vita amerete ciò che farete, e questo significa che non verrà fuori l’ambizione, la compe­tizione, la lotta contro altri per il conseguimento di posizione sociale e prestigio; e forse allora sarete capaci di creare un mondo nuovo. In quel mondo tutte le cose laide della vecchia generazione cesseranno di esistere: le loro guerre, i torti che essa perpetra, gli dei separati, i riti religiosi vuoti di qualsiasi significato, i governi assolutistici, la violenza. Ecco perché la responsabilità che grava su insegnanti e studenti è molto pesante.

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