Quando diventerete consapevoli del vostro condizionamento comprenderete l'intera vostra
coscienza. La coscienza è il campo totale in cui esistono le funzioni del pensiero e i rapporti.
Tutti i motivi, intenzioni, desideri, piaceri, paure, ispirazioni, brame, speranze, dolori, gioie si
trovano in quel campo. Ma siamo giunti a dividere questa coscienza in quella attiva e in quella
inattiva, in un livello superiore ed uno inferiore cioè tutti i pensieri, i sentimenti e le attività
quotidiane alla superficie e, al di sotto di essa, il cosiddetto subconscio, tutte quelle cose con
cui non abbiamo familiarità, che si esprimono occasionalmente con certi indizi, intuizioni e
sogni.
Ci occupiamo di una piccola parte della nostra coscienza, che è la maggior parte della
nostra vita; per quanto riguarda la parte rimanente, con i suoi motivi, le sue paure, le sue
caratteristiche razziali ed ereditarie, non sappiamo ancora come penetrarla. Ora vi chiedo, esiste
veramente una cosa come il subconscio? Usiamo questa parola con grande facilità. Abbiamo
accettato l'esistenza di una cosa simile e tutte le frasi e il linguaggio convenzionale degli
analisti e degli psicologi si sono infiltrate nel linguaggio comune; ma esiste una cosa simile? E
come mai le attribuiamo tanta importanza? Mi sembra che sia altrettanto vacua e stupida della
mente conscia altrettanto limitata, fanatica, condizionata, angosciosa e di poco valore.
Allora è possibile essere totalmente consapevoli dell'intero campo della coscienza e non
solamente di una parte, di un frammento di essa? Se siete capaci di essere consapevoli della
totalità, allora agite in ogni momento con la totalità della vostra attenzione, e non con una sola
parte di essa. È importante comprenderlo, perché quando siete totalmente consapevoli
dell'intero campo della coscienza non esiste attrito. Esiste attrito solamente quando frazionate
in livelli differenti la coscienza, che è tutta pensiero, sentimento e azione.
Viviamo in frammenti. In ufficio siete una cosa e a casa un'altra; discutete di democrazia,
ma nel vostro intimo siete dispotico; dite di amare il prossimo e tuttavia lo uccidete con la
rivalità; c'è una parte di voi che lavora, che guarda, indipendentemente dall'altra. Siete
consapevole di questa esistenza frammentaria dentro di voi? Ed è possibile per un cervello che
abbia disperso il proprio funzionamento, il proprio pensiero, in frammenti è
possibile per un cervello simile essere consapevole dell'intero campo? È possibile guardare all'intera coscienza in modo completo, totale, essere, cioè, totalmente un essere umano?
Se, nel tentativo di comprendere l'intera struttura del 'sé', dell'io, con tutta la sua straordinaria complessità, procedete passo a passo, scoprendo uno strato dopo l'altro, esaminando ogni pensiero, ogni sentimento e ogni motivo, resterete intrappolati nel processo analitico che vi può prendere settimane, mesi, anni e quando ammettete il tempo nel processo di comprensione di voi stessi dovrete calcolare ogni forma di alterazione poiché l'io è una entità complessa, in movimento, una entità vivente, che lotta, desidera, rifiuta, con le pressioni e le sollecitazioni e le influenze di ogni tipo che continuamente agiscono su di esso. Scoprirete così che questa non è la strada giusta; comprenderete che l'unica via per guardare in voi stessi è
quella della totalità, dell'immediatezza, senza tempo; e potrete vedere la totalità di voi stessi
solo quando la mente non sarà frammentata. Quello che vedete nella totalità è la verità.
Ora, potete farlo? Molti di noi non possono perché non hanno mai affrontato il problema
con tanta serietà, perché non hanno mai realmente guardato in se stessi. Mai. Biasimano gli
altri, cercano giustificazioni o hanno paura di guardare. Ma quando guardate totalmente date
tutta la vostra attenzione, tutto il vostro essere, ogni cosa di voi stessi, i vostri occhi, le vostre
orecchie, i vostri nervi; presterete attenzione con un completo autoabbandono,
e allora non vi sarà adito per la paura, per le contraddizioni, e quindi non vi sarà conflitto.
Attenzione non è qualcosa di simile alla concentrazione. La concentrazione è esclusione;
l'attenzione, che è totale consapevolezza, non esclude niente. Mi sembra che molti di noi non
siano consapevoli, non solo di quello di cui stiamo parlando ma anche del loro ambiente, dei
colori che ci sono intorno, della gente, dell'ombra degli alberi, delle nuvole, dello scorrere
dell'acqua. Forse è perché siamo talmente preoccupati per noi stessi, per piccoli insignificanti
problemi, per le idee, i piaceri, la professione e le ambizioni che non siamo oggettivamente
consapevoli. E tuttavia parliamo in continuazione di consapevolezza. Una volta in India
viaggiavo in macchina. C'era un autista che guidava e io sedevo accanto a lui. Dietro c'erano tre
signori che discutevano intensamente della consapevolezza e su di essa mi ponevano delle
domande; sfortunatamente in quel momento l'autista guardava altrove e investì un'oca, e i tre
signori continuavano a parlare della consapevolezza totalmente inconsapevoli di aver investito
un'oca. Quando a quei signori che tentavano di essere consapevoli fu fatta notare quella
mancanza di attenzione fu per loro una grande sorpresa.
Lo stesso accade per molti di noi. Non siamo consapevoli di ciò che è esteriore o interiore.
Se volete comprendere la' bellezza di un uccello, una mosca, una foglia, o una persona con tutte
le sue complessità, dovete dare la vostra intera attenzione, che è consapevolezza. E potrete dare
tutta la vostra attenzione solamente quando ve ne curiate, il che vuol dire che realmente
desiderate comprendere allora date tutto il vostro cuore e la vostra mente per scoprire.
Una simile consapevolezza è come vivere in una stanza con un serpente; lo osservate ogni
momento, siete molto, molto attenti al minimo rumore che fa. Un simile stato di attenzione è
totale energia; in una simile consapevolezza la totalità di voi stessi è rivelata in un istante.
Quando avrete guardato in voi stessi così profondamente potrete andare anche più a fondo.
Quando usiamo la parola "più a fondo" non la usiamo in senso comparativo. Noi pensiamo in
termini di paragone profondo e superficiale, felice e infelice. Facciamo sempre delle
valutazioni, dei paragoni. Ora, esiste uno stato come la superficialità e la profondità in
qualcuno? Quando dico: "La mia mente è superficiale, insignificante, meschina, limitata",
come faccio a sapere tutte queste cose? Perché ho paragonato la mia mente con la vostra, che è
più vivace, ha maggiori capacita, è più intelligente e sveglia. Posso sapere della mia meschinità
senza fare un paragone? Quando ho fame, non metto a confronto questa fame con quella di ieri.
La fame di ieri è un'idea, un ricordo. Se passo tutto il mio tempo a paragonarmi con voi, a lottare per diventare uguale a voi, allora io nego di essere me stesso. Allora creo un'illusione. Quando ho compreso che il paragone sotto ogni aspetto conduce solamente a una più grande illusione e a una più grande
miseria, proprio come quando io analizzo me stesso, aumento la conoscenza di me stesso poco
per volta, o mi identifico con qualcosa al di fuori di me stesso, sia esso lo Stato, un saggio o
una ideologia quando comprendo che tutti questi processi conducono solamente a una
maggiore conformità e quindi a un maggior conflitto quando vedo tutto ciò lo metto da parte.
Allora la mia mente non cerca più. È molto importante capirlo. Allora la mia mente non va più
cercando a tastoni, frugando, ponendo domande. Questo non vuol dire che la mia mente sia
soddisfatta di come sono le cose, ma una simile mente non ha illusioni. Una mente simile si
può muovere in una direzione totalmente diversa. La dimensione in cui generalmente viviamo,
la vita di ogni giorno che è dolore, piacere e paura, ha condizionato la nostra mente, ne ha
limitato la natura, e quando quel dolore, piacere e paura scompaiono (il che non vuol dire che
non proverete più felicità: la felicità è completamente diversa dal piacere) allora
la mente funziona in una diversa dimensione in cui non compare il conflitto, nessuna sensazione di
'alterità'. A parole possiamo andare solo fino a questo punto: quello che c'è al di là non può essere
espresso in parole poiché la parola non è la cosa. Fino a questo punto possiamo descrivere,
spiegare, ma nessuna parola o spiegazione può aprire la porta. Quello che può aprire la porta è
la consapevolezza e l'attenzione quotidiana consapevolezza di come parliamo, di quello che
diciamo, di come camminiamo, di quello che pensiamo. È come pulire una camera e poi tenerla
in ordine. Tenere la stanza in ordine è importante in un senso, ma totalmente privo di
importanza in un altro. Ci deve essere ordine in una stanza, ma l'ordine non aprirà la porta o la
finestra. Quello che aprirà la porta non è il vostro volere o il vostro desiderio. Non potreste
invitare l'altro. Tutto quello che potete fare è tenere in ordine la stanza, il che vuol dire essere
virtuosi per il fatto in se stesso e non per quello che esso porterà con sé. Essere equilibrati,
ragionevoli, tranquilli. Allora, forse, se sarete fortunati, la finestra si aprirà e il vento entrerà.
Ma può anche non succedere. Dipende dallo stato della mente. E lo stato della mente può essere
compreso solo da voi stessi, osservandola, non tentando mai di controllarla, non prendendo
Posizioni, senza mettersi in una posizione di contrasto, o essere d'accordo, senza mai
giustificare, condannare, giudicare cioè osservarla senza fare scelte. E da questa consapevolezza senza scelta la porta potrebbe aprirsi e voi conoscereste quella dimensione in
cui non esiste conflitto e non esiste tempo.
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