sabato 31 dicembre 2011

AUGURI A TUTTI!! PER QUESTO 2012 MI AUGURO CHE;




CHE TUTTE LE PERSONE SU F.B. E ONLINE CHE  CONTINUANO A POSTARE ( SPESSO MAGARI SENZA NEPPURE LEGGERE O APPROFONDIRE GLI ARTICOLI ) inizino a portare dei cambiamenti significativi nelle loro vite,e quindi nel mondo, in maniera naturale, senza conflitti e disarmonie interiori, perché il vero agire non viene dalla mente, ma dal cuore. 

PERCHé SE TUTE QUESTE MIGLIAIA DI PERSONE, O FORSE MILIONI, AVREBBERO  COMPRESO REALMENTE TUTTO CIò CHE POSTANO, E NATURALMENTE QUINDI, AVREBBERO RIVOLUZIONATO IL LORO AGIRE, E QUINDI LA LORO VITA, NON PENSO CHE IL MONDO E L ' UMANITà SAREBBE  IN QUESTA SITUAZIONE; MOLTE COSE SAREBBERO GIà MORTE, ANDATE, PASSATE...

 INVECE CONTINUANO A ESISTERE E VIVERE CON L'ENERGIA CHE NON GLI DIAMO.

Mi auguro, che tutte le persone  inizino a porre attenzione al bello e al brutto, che abbandonino le vecchi abitudini e schemi mentali, se ne hanno compreso la loro negatività, come ; 

un lavoro che ci fa star male e rende schiavi, l'uso della benzina incontrollato per muoversi, l'uso delle banche che creano povertà e conflitti, l'interessamento alla politica ( che crea divisione )  per tentare di creare il nuovo, l'inutile sfruttamento del mondo animale dal punto di vista fisico, e lo sfruttamento psicologico sugli altri uomini, i riti, le tradizioni. le memorie della mente, ecc.

è TEMPO DI MORIRE AI MILLE IERI, PER AFFRONTARE E VIVERE L' OGGI CON DIGNITà!

PERCHè QUANDO LA CASA BRUCIA NON CI SI FERMA A PENSARE COME FOSSE BELLA IERI, O A CERCARE CHI HA ACCESO IL FUOCO, MA SI CORRE A BUTTARE ACQUA,SENZA PENSARCI SOPRA,NO?!

AGIRE INCONDIZIONATAMENTE E RIFIUTARE CON CONSAPEVOLEZZA TUTTO IL VECCHIO, TUTTO IL MARCIO , TUTTO IL DOLORE.
 QUESTO SARà L'ATTO DI INTELLIGENZA VERA CHE CI PORTERà A VIVERE UNA VITA SANA,INTEGRA,UNA VERA VITA RELIGIOSA, ATTENTA  AL TUTTO E PIENA QUINDI D'AMORE, LONTANO DAI CONFLITTI.
QUESTA è LA COSA CHE PIù " SIGNIFICATIVA  " CHE POSSIAMO COMPRENDERE E ATTUARE SPONTANEAMENTE  PER IL NUOVO ANNO! 


" E' TEMPO DI MORIRE PER RINASCERE,OGNI GIORNO "

FELICE e SERENO  OGGI,DOMANI E 2012 E QUELLO CHE VOLETE A TUTTI... e vi posso dire che è possibile ( anche se questo non conta nulla, detto da me ) se l'umanità comprende la sua situazione e intelligentemente comincia quindi ad agire!

..ORA!

altrimenti i tempi x l'uomo saranno, giustamente sempre più cubi, ma allora non lamentiamoci poi..

Ma questo è solo un augurio, sono solo parole:  l'Azione, che è l'unica cosa che conta, spetta a Noi,a ciascuno di Noi! 

..TRUEREVOLUTIONOW!!!!!

giovedì 29 dicembre 2011

Channeling I, II, e Sogni




31/08/11 
 Primo Channeling 


-In meditazione, due giorni prima, arriva al soggetto la frase:


"C'è un Astro che sta manipolando le onde beta, prendendosi gioco delle onde celebrali degli Umani".




Poi il giorno dopo, sempre con fatica riesce a " tradurre " la nuova frase che le arriva ,sempre in meditazione:

" N' astro dell'ancora in Vergine  " . 


Interpretabile, in riferimento anche alla informazione del giorno precedente, come " Un Astro " .
Dice che pesandoci , la costellazioni del Sagittario ha un arco con la freccia, che potrebbe essere vista anche come un' ancora, che  indica alla costellazione della Vergine.






La stella della Costellazione del Sagittario  risulterebbe essere  quindi Al Nasl, che significa letteralmente, "punta della freccia ", che andrebbe ad indicare un'altra stella, appunto nella Costellazione della Vergine; Spica.





( Mettendo la foto, ho ora notato, che la Terra, è si affaccia sulla Vergine, guarda caso, nello stesso periodo che il soggetto ha avuto le informazioni, cioè dalla fine di  Agosto,dal 24 per l'esattezza ).




Spica (o Spiga, α Virginis) è una stella brillante di prima magnitudine situata nella costellazione della Vergine.







È una stella binaria[1] (o forse multipla) di tipo spettroscopico, in cui il corpo celeste principale emana circa l'80% della luce percepibile dalla Terra, ed il suo periodo è di 4,01 giorni.
Si pensa che Spica sia stata la stella che permise ad Ipparco di scoprire la precessione degli equinozi. Il tempio di Tebe (in Egitto) fu costruito allineandolo con Spica attorno al 3200 a.C., e col tempo la precessione causò un lento ma rilevabile cambiamento nell'orientazione del tempio.
 Anche Nicolò Copernico fece molte osservazioni di Spica per le sue ricerche sulla precessione.
Il nome Spica è la parola latina che significa spiga di grano, ( un riferimento, forse, anche alle future informazioni che gli arriveranno sui cerchi di grano?! ) in riferimento alla pianta che la Vergine regge in mano nelle rappresentazioni canoniche del personaggio dello zodiaco.
Spica può essere trovata facilmente in cielo seguendo l'arco che forma l'Orsa Maggiore fino ad Arturo (α Boötis), e proseguendo la linea della stessa distanza fino a Spica.

Sogni

-I. L'altra notte poi ha sognato che era in Germania, con dei compagni delle superiori che cercavano lavoro. A un tratto erano in una piazza, piena di persone,poi  hanno visto un lampo in cielo, tutto è diventato buio per due secondi. Si sono trovati  per terra, e c'erano dei dischi nel cielo che volavano via, ha provato a gridare per fare in modo che anche le altre persone le vedessero, ma non le usciva la voce.

-II. L'ultima notte invece ha sognato, che credeva di essere ancora sveglia e di parlare con me, ed io le dicevo: " questa è una cosa che aggrava ". Da dietro di me è arrivata un entità alta più di due metri, nero con sfumature verdi, ma vaporosa, ed ha ripetuto la mia frase a voce alta. Ha cercato poi, di separarci e  di tirarla fuori da corpo, e poi io l'ho svegliata togliendola dal mondo Astrale e il tutto è finito. ( Anche io quella notte ho avuto una sensazione di energia negativa ).


02/09/11
                                                              Secondo Channeling 

-Il soggetto sente che deve chiudere gli occhi, sente la sensazione che una parte di lei è rimasta bloccata senza capire dove.
Poi gli è arrivata l'informazione che:

" Una parte di lei dall'ultima volta, è rimasta incastrata sul varco ".


Senza capire perché; come fosse successo, senza sapere quale fosse l'ultima volta o dove fosse andata.
Ma sente che  questa parte comunque la sta chiamando, le invia questo segnale, che non sa come portare di qua. Ed essendo una parte di lei staccata, gli continua ad arrivare al corpo un senso d'ansia,che quattro giorni prima gli ha causato infatti un attacco di panico,che non aveva da tempo.
Il soggetto continua dicendo che gli sembra di:
" Vedere tutti  i puntini, ma non riesce a collegarli per ottenere il  disegno finale ".
Continua poi dicendo, che arrivano troppo informazioni tutte assieme, in quanto da fuori non considerano troppo i nostri limiti fisici, ma veniamo considerati come gruppo animico. Ciò è giusto nel senso del rispetto, ma appunto controproducente come valutazione nell'invio delle informazioni, che spesso non sono a " portata" perché  non hanno, molte volte, la possibilità di " ridurle a misura d'uomo ".




mercoledì 28 dicembre 2011

Krishnamurti: Comprensione, Ricordo e Paragone


Quanto dico in tutti questi discorsi non va semplicemente ricordato. Non vi si chiede di cercare di immagazzinare nella mente tutto quel che sentite per ricordarlo e in seguito ripensarci e agire di conseguenza. Se vi limitate a immagazzinarlo nella mente, ciò che vi sto dicendo non sarà altro che un ricordo, non sarà un fatto vivo, qualcosa che avete realmente capito. Quel che importa è comprendere, non ricordare. Spero che vi sia chiara la differenza fra le due cose. La comprensione è immediata, diretta, è un’intensa esperienza. Ma se quanto avete udito lo ricordate soltanto, vi servirà come schema, come guida da imitare, slogan da ripetersi, idea da seguire, ideale su cui basare la vita. La comprensione non ha niente in comune con il ricordo. È una continua intensità, una scoperta costante.
Così se vi limitate a ricordare quello di cui abbiamo parlato, confronterete la vostra condotta e cercherete di modificarla adattandola a quel che ricordate. Ma se capite davvero, la stessa comprensione sarà matrice di azione ed allora non vi occorrerà più agire in base a quanto ricordate. Questo è molto importante: non limitarsi a ricordare ma ascoltare e comprendere immediatamente.
Quando ricorderete alcune parole, alcune frasi, o richiamerete in mente certe sensazioni che avrete provato qui, vi sarà sempre un vuoto fra la vostra azione e quanto ricorderete. Ma se capite davvero non copierete. Chiunque abbia qualche capacità può ricordare parole e superare esami, ma se incominciate a capire tutto quello che è connesso con quanto vedete, con quanto sentite, con quanto percepite, quella stessa comprensione genererà una condotta che non dovrete né guidare, né dimensionare o controllare.
Se vi limitate a ricordare farete dei continui confronti; il paragonare produce invidia e su questa si fonda tutta la nostra avida società.
Il paragonare non porterà mai alla comprensione. Nella comprensione c’è amore mentre il confronto è una mera intellettualizzazione, un processo mentale per cui si segue, si imita; e in tale processo s’annida sempre il pericolo che vi sia chi dirige e chi è diretto. Capite bene questo?
Nel nostro mondo la struttura della società si basa su persone che dirigono e altre che sono dirette, chi dà l’esempio e quelli che lo seguono, l’eroe e quelli che lo venerano. Se voi guardate bene dietro questo processo del dirigere ed essere diretti troverete che quando si segue un’altra persona vien meno ogni iniziativa. Non vi è libertà né per voi né per chi dirige; perché voi create un capo e il capo vi controlla. Fin quando seguite un modello di abnegazione, di grandezza, di saggezza, di amore, fin quando avrete un ideale da tener presente e copiare, inevitabilmente vi sarà un vuoto, una frattura, fra ideale e azione. Chi veramente comprende la verità di questo non ha ideali, non ha esempi, non segue nessuno. Per lui non c’è guru né Mahatma, nessun eroico capo. Egli comprende costantemente cosa avviene dentro di sé e cosa sente dire dagli altri, dal padre e dalla madre, dall’insegnante, da uno come lui entrato casualmente nella sua vita.
Se ora state ascoltando e comprendendo vuol dire che non seguite nè imitate; non c’è paura in voi e perciò c’è amore.
È molto importante che vediate tutto questo con chiarezza per conto vostro, così non sarete stregati da eroi o ipnotizzati da modelli e ideali. Modelli, eroi, ideali vanno ricordati e facilmente si dimenticano, e quindi vi tocca tener davanti agli occhi qualcosa che ve li rammenti, un quadro, un idolo, uno slogan. Quando seguite un ideale, un esempio, non fate che ricordare e nel ricordare non c’è comprensione; paragonate ciò che siete a ciò che vorreste essere e lo stesso paragone crea un’autorità, genera invidia e paura e in esse non c’è amore.
Per favore vogliate ascoltare tutto questo con attenzione e comprendetelo, così non avrete capi da seguire, non avrete modelli esemplari, ideali da imitare o copiare; perché se comprendete sarete un’individualità libera, ricca di dignità umana. Non potete esser liberi se starete a paragonarvi senza tregua con l’ideale, con quel che dovreste essere. Capire quello che realmente siete – per brutto o bello, per spaventato che possiate essere – non ha niente da fare con il ricordo, con la mera reminiscenza di un ideale. Dovete osservare, essere consapevoli di voi stessi momento per momento, nelle relazioni quotidiane. Essere consci di quel che si è realmente costituisce il processo della comprensione.
Se capite davvero quello di cui vi sto parlando, se ascoltate completamente, diverrete liberi da tutte le cose assolutamente false create dalle generazioni passate. Non peseranno su di voi l’imitazione, la mera remi­niscenza di un’ideale, che valgono soltanto a storpiarvi la mente e il cuore generando paura ed invidia. Può darsi che voi stiate inconsciamente ascoltando tutto questo con grande intensità. Spero che sia così perché allora vedrete che straordinaria trasformazione deriva da un ascolto pieno e dalla libertà dall’imitazione.

giovedì 22 dicembre 2011

Krishnamurti: Sul Sapere


Ricorderete che abbiamo già parlato della paura. Ebbene non è la paura responsabile del nostro voler accumulare cognizioni? Questo è un argomento difficile perciò vediamo di esaminarlo; studiamolo con molta attenzione.
Gli esseri umani accumulano cognizioni e venerano il sapere, non soltanto quello scientifico ma anche il cosiddetto sapere spirituale. Ri­tengono che il sapere sia di grande importanza nella vita cioè la cono­scenza delle cose avvenute e delle cose avvenire. Tutto il processo di indottrinamento e di venerazione del sapere non deriva forse da un sot­tofondo di paura? Ci spaventa il pensiero che senza cognizioni saremmo perduti, non sapremmo come comportarci. Perciò, sia leggendo quel che hanno detto i saggi, sia attraverso le credenze e le esperienze di altri, sia anche attraverso le nostre, gradatamente andiamo costruendo una base di cognizioni che poi diventa tradizione e dietro questa tradizione prendiamo rifugio. Pensiamo che queste cognizioni, questa tradizione, siano un fatto essenziale e che senza di esse saremmo perduti, non sa­premmo come agire.
Ora, quando noi parliamo di sapere, che cosa intendiamo con questa parola? Che cos’è che sappiamo? Cosa sapete in realtà quando venite a considerare le cognizioni che avete accumulate? Ad un certo livello, per la scienza, l’ingegneria e via dicendo, sapere è importante; ma al di là di questo livello che cosa sappiamo?
Avete mai studiato il processo con cui accumuliamo cognizioni? Per
quale motivo studiate, perché superate degli esami? A un certo livello
sapere è importante, non è così? Senza cognizioni di matematica o di
altre materie non si potrebbe diventare ingegnere o scienziato. I rapporti sociali si basano su queste cognizioni e senza di esse non saremmo
in grado di guadagnarci da vivere. Ma al di là di questo tipo di sapere
che cosa conosciamo? Al di là di esso qual è la natura della conoscenza?
Cosa intendiamo quando diciamo che per trovare Dio occorre il sapere, o che il sapere è necessario per raggiungere la conoscenza di noi stessi, o che il sapere è essenziale per orientarsi in mezzo al tumulto della vita? In questo caso noi intendiamo sapere per esperienza; e che cosa è l’esperienza? Che cos’è che noi apprendiamo attraverso l’espe­rienza? Questo sapere non viene forse usato dall’ego, dal “me”, per raf­forzare se stesso?
Mettiamo ad esempio che io abbia raggiunto una certa posizione sociale. Questa esperienza, con la sensazione di successo, prestigio, po­tere che porta con sé in un certo modo mi dà fiducia, sicurezza. La cognizione che ho del mio successo, di essere qualcuno, di avere posi­zione e autorità rafforza il “me”, l’ego, non è così?
Avete notato come sono saccenti i pandit [Bramini istruiti, specialmente quelli versati nella tradizione sanscrita degli Indù].
Lo scienziato si serve del suo sapere per nutrire la sua vanità, per sentirsi qualcuno, proprio come fa il pandit. Insegnanti, genitori, guru, tutti vogliono sentirsi qualcuno nel mondo e quindi usano il sapere come mezzo per raggiungere quel fine e per soddisfare quell’ambizione; ma quando guardate dietro le loro parole cosa sanno essi in realtà? Cono­scono soltanto il contenuto di alcuni libri oppure quanto hanno speri­mentato; e la loro esperienza dipende dal sottofondo del loro condizio­namento. Come loro, molti di noi sono indottrinati, zeppi di parole, e questo lo chiamano conoscenza e senza si sentono perduti; perciò c’è sempre la paura in agguato dietro lo schermo delle parole e dell’ infor­mazione.

Quando c’è paura non c’è amore; e il sapere senza l’amore ci distrugge. 

È questo che oggi avviene nel mondo. Per esempio abbiamo adesso cognizioni sufficienti per poter nutrire tutti gli uomini del mondo; sappiamo come nutrire, vestire e dar riparo all’umanità ma non lo fac­ciamo perché siamo divisi in raggruppamenti nazionalistici, ciascuno volto ai propri scopi egoistici. Se veramente desiderassimo fermare la guerra potremmo farlo; ma non lo desideriamo e per la stessa ragione. Dunque il sapere senza l’amore diventa mezzo di distruzione. Fino a quando non capiremo questo, limitarsi a superare esami e raggiungere posizioni di prestigio e di potere conduce inevitabilmente alla corruzione al disfacimento al lento inaridirsi della dignità umana.
Evidentemente è essenziale avere delle cognizioni a certi livelli, ma è ancor più importante accorgersi di come il sapere viene usato a scopi egoistici e personali. Prestate attenzione a voi stessi e vedrete come la mente impiega l’esperienza come mezzo di auto espansione, come mezzo di potere e prestigio. Osservate gli adulti e vedrete come si affannano per raggiungere una posizione e come si aggrappano al successo. Vogliono costruirsi un nido sicuro, vogliono potere, prestigio, autorità, e la maggior parte di noi, in diverse maniere, aspira alla stessa meta. Non vo­gliamo essere quel che siamo, qualunque cosa siamo, vogliamo diventare qualcuno. In verità c’è una differenza fra essere e voler essere. Il desi­derio di essere o di diventare continua e si rafforza per mezzo delle cognizioni, che vengono usate per l’esaltazione di se stessi.
È importante per noi tutti, quando andiamo maturando in età, approfondire questi problemi e capirli, così non rispetteremo una persona soltanto perché ha un titolo o perché occupa una posizione elevata, o perché è ritenuta molto dotta. In effetti sappiamo molto poco. Magari leggiamo molti libri, ma pochissimi sono coloro che hanno un’esperienza diretta di qualcosa. 
È l’esperienza diretta della realtà, di Dio, che ha importanza vitale; e per raggiungerla ci vuole amore.


martedì 20 dicembre 2011

Seduta Quattro Parte V ( Ultima ); Guardiani, Scelta Individuale e Composizione , Tecnologia e Passato, Conclusione


I GUARDIANI,   SCELTA E COMPOSIZIONE DEI CONTENITORI

Krishnamurti diceva  che la notte delle entità lo andavano a trovare. 
- Sono i Guardiani Astrali. Ci sono, esistono.

Positivi?
- Neutri, dipende da come ti comporti.

Perché i tuoi sono neri?
- A me non parlano. Stanno lì e non fanno niente.

Servono solo a controllare il pezzo? Si riferisce ad un'esperienza passata del soggetto ) Invece a lui i guardiani parlavano?
- Sì, i suoi erano altri della sua stirpe. Erano lì per lui, per aiutarlo.

Lui diceva di avere scompensi fisici per l'energia che aveva dentro.
- Perché non sempre il contenitore interiorizza bene. Ci sono anime che ne accompagnano altre, durante la loro incarnazione. Se lui è stato un maestro, i suoi discepoli tornano poi, mentre invece se sei un'anima solitaria, sei uno specchio per i corvi.

Cosa intendi?
- Nel senso che tutte le entità che credono di essere come te, ti stanno intorno. Mi sembra che i Guardiani tante volte vengano lì solo per guardare.

I tuoi o i suoi?
- I miei.

Sono guardiani diversi e avranno comportamenti diversi.
- Si, non mi aiutano infatti.

Semmai fanno il contrario e aiutano l'altra parte ( i neri ).
- Sono un gruppo indipendente, che viene mandato solo ad ispezionare.

Riguardo alla scelta dei contenitori? Chi lo sceglie? Tu o qualcun altro?
- Dipende da quanta forza hai. Tutti abbiamo la parte animica.

Tutti?
- Sì, ma in molti è come se non ci fosse perché è una briciola. La composizione è uguale per tutti.

Tutti hanno Anima?
- Sì e tutti hanno Spirito e hanno Mente.

Sei sicura? Ho sentito differenziazione tra uomini e umani.
- Non è giusto. Non è proprio giusto fare questa differenziazione. Senza la triade, non possiamo esistere.

Quindi tutti gli uomini hanno Anima e la triade?
- Sì, solo che in certi uomini Anima è così misera che è impercettibile. Magari esce due o tre volte nella vita.

Questa cosa mi sembrava strana, M. e altri ricercatori dicono che ci sono persone senz'anima. Che solo un terzo della popolazione ce l'ha.
- Il problema è che più comanda la mente, più lei ti porta verso il fisico e il fisico non comprende Anima. Le Anime sono un prodotto della congregazione di Anima più grande, Spirito e Mente idem. Quindi se sei prevalentemente animico e sei stato un'Anima grande e sei un'Anima forte, può essere che tu sia affiancato da altre Anime, durante le tue incarnazioni.

Sì, io mi riferivo ai contenitori però
- Dipende da quanta forza hai.

Se sei addotto te li scelgono loro.
- Dipende sempre da quanta forza hai.

Una persona addotta può scegliersi il contenitore?
- Se si sveglia sì.

Dipende sempre da lei. ( dal singolo soggetto ).
- Mi dai la mano?

Cosa c'è?
- Sento dei versi intorno.

Gli da fastidio quando si parla di loro.
- Tentano di aprire le porte.

Non ci riescono, vero?
- No.

A posto?
- Sì.

E' importante sapere che dipende sempre dall'individuo. Quelli che ti dicono "hanno scelto loro", in realtà è perché non avevano la forza di scegliere per se stessi. Ce ne sono tanti che sono parassitati? Anche dall'uomo primo?
- Tutti.

Io ho ancora collegamenti?
- Sì, hai un filo nero sulla schiena, però non ti preoccupare, perché per te è irrilevante. E' una roba che ti è rimasta attaccata.

Funziona?
- No.

C'è qualcosa che vorresti sapere?
- No, adesso so cosa...sento un'anima più grande. Da lontano, è l'anima madre, la Generatrice. Lei c'è l'ha sempre con me e con tutte le anime che ha prodotto. ( il collegamento ).

Dipende quanto si riesce a percepire?
- Sì, ho scelto di stare con Lei. Io non ho ancora indipendenza da Spirito, per il momento va bene così. Anima ha vibrazioni molto forti. Forse lei mi protegge, quando sono in giro normalmente.

Può essere.

LA TECNOLOGIA TERRESTRE E LE SUE DINAMICHE NEL PASSATO

Qui sulla Terra, con la tecnologia di quelli che sono venuti a trovarci, abbiamo fatto anche noi le navi per volare fuori dalla Terra?
- Abbiamo quelle loro, nere.

Quelle a triangolo con le luci? E fino a dove riusciamo ad andare?
- Solo sulla Luna, perché non abbiamo una conformazione fisica da poter resistere all'alta velocità, altrimenti moriremmo.

Neanche su Marte?
- No, non ti lasciano entrare a Marte. Marte ha un'altra sorte, loro guardano tutto da fuori perché sono indipendenti. Si sono chiusi la dentro e hanno una storia tutta loro, ogni pianeta ce l'ha.

Non lasciano entrare nessuno?
- No, perché hanno capito cosa sta succedendo fuori, sono più furbi.

Vivono sotto Terra?
- Ogni tanto escono, ma non puoi vedere sotto, anche perché loro sono lì da più tempo di noi. I pianeti vengono popolati da fuori e loro ci hanno visti nascere e ci considerano dei principianti, ci danno degli stupidi.

Che aspetto hanno?
- Non vedo, hanno una protezione. E' così in molti pianeti.

Come hanno fatto a fare questa protezione?
- Sono indipendenti, Spiriti forti.

Protezione eterica?
- Hanno sviluppato tutto sullo spirito.

Le piramidi e i monumenti megalitici sulla Terra li hanno fatti loro?
- E' una razza che vive ancora qua, ma è cambiata nel Cosmo, è diventata "malvagia". All'inizio avevano intenti buoni, poi è successo qualcosa e sono diventati negativi. La razza che ci ha aiutati, adesso vorrebbe distruggerci.

Che razza è?
- Io li vedo già incrociati con gli uomini. Androgini, alti, bruttini.

Umanoidi?
- Si, ma non sono gli stessi alleati dei verdi. ( rettili ). Sono come gli antenati.

Non c'erano gli Horus?
- Sì, ma a quei tempi c'erano varie razze che andavano e venivano, prima che fosse popolata definitivamente. La Terra è un campo di sperimentazione. All'inizio volevano viverci un po' di razze, per capire com'era, poi forse quelli al centro della Terra hanno imposto che ci fosse un'unica razza, a causa delle sue particolari condizioni di abitabilità, serve una razza unica equilibrata come dappertutto. Loro pensavano che su un pianeta piccolo si potesse fare quello che si voleva, invece loro ( quelli al centro della Terra )  hanno detto di no, allora si è deciso di mettere l' "Uomo" ad abitare la Terra.

Questa chi l'ha fatta?
- I Giardinieri.

Questa Terra?
-E' stata costruita lontano, poi portata qua.

Dove?
- Dall'altra parte del Cosmo.
 
Anche i contenitori?
- Quelli sì. Sono stati un po' rimpiccioliti.

Erano più grandi?
- Sì, ma non li hanno portati fin qui. Dove creano i contenitori, c'è un'area che creano le condizioni ambientali e testano lì, una volta che creano poi portano qua. Di quelli grandi ne hanno fatti pochissimi.






Quelli grandi erano solo per dimostrazione?
- Sì, erano troppo flemmatici. Non capivano niente. Quand'ero piccola ho immaginato un Gigante, però mi sembrava talmente reale! I Giganti vedevano che la Terra non era a misura loro, ma di uomo ( attuale ), si vedevano schiacciati. Già quelli di Marte sono grandi e la popolano tutto il pianeta, in più, figurati mettere quelli grandi sulla Terra. Si "spingevano tra di loro". Per rendere la Terra più affascinante, serviva un uomo a misura di albero. Un insetto che attraversa l'erba, gli sembra di attraversare una foresta, un uomo invece la calpesta e la distrugge. L'ecosistema in quel periodo era fragile e delicato e il gigante l'avrebbe distrutto. Il contenitore andava bene solo per la triade.

Non erano più grandi anche gli alberi?
- No, non di tanto, non c'era tanto spazio. Ci vorrebbe una Terra quattro volte più grande. Ci sono delle proporzioni da rispettare e in più loro hanno tentato di infilarci i contenitori più grandi, ma quelli al centro hanno detto no.

Chi ha tentato di infilarci i contenitori più grandi?
- I Giardinieri, perché sapevano che per la triade sarebbero andati meglio.

I Giardinieri sono positivi?
- Sono neutri. Loro vanno a tentativi.

Non ho capito chi sono i Giardinieri.
- Quelli che popolano i mondi.

Fisicamente?
- I noi del futuro, nel passato, quando i mondi non erano ancora popolati. Ci sono quelli che scelgono di popolare i mondi, ci sono quelli che scelgono di crearli in gruppo, ci sono quelli che scelgono di crearseli attorno, ma che non vengono popolati, ci sono quelli che scelgono di invadere i mondi, ci sono quelli che scelgono di invadere i contenitori, quelli che decidono di invadere i vari cosmi, i vari piani. Tutto quello che puoi immaginare, c'è. Quello che riesci ad immaginare, significa che da qualche parte esiste realmente, altrimenti non potresti immaginarlo.

Perché sulla Terra siamo così poco evoluti interiormente?
- Perché l'equazione non ha equilibrio.

E' stato fatto apposta lo squilibrio?
- E' capitato così. Perché dappertutto ci devono essere tutte le equazioni, questa è così. Ci sono vari parametri di equilibrio e questo è così.

Sembriamo gli unici presi così male. Ce ne sono altri presi come noi ad altri livelli?
-Sì, solo che sono in altri cosmi.

In questo cosmo però ci siamo solo noi presi così.
- Ce ne sono altri, sembrano Centauri tutti blu. Anche loro sono presi male. Credono di essere gli unici in questo Cosmo. Hanno corna grandi, zampe equine. Anche loro hanno dei complotti strani tra di loro, sul loro pianeta. Ce ne sono come noi. Perché anche loro hanno un'equazione differente dalla nostra, ma sempre squilibrata. Le equazioni più equilibrate sono al polo negativo, perché c'è il meno davanti e al polo positivo perché c'è il più davanti.

Il polo negativo deve equilibrare l'equazione positiva?
- Sì.

CONCLUSIONE

Sei a posto?
- Sì, sento solo il collegamento con la Parte animica più grande.

Cerca di mantenerlo e di riconoscere la sua vibrazione.
- Sì, ma sento troppo anche quello che c'è intorno.

Cerca di "isolare" quella positiva e tenere lontane le altre.
- Cercherò di fare così, Super spirito! ( La parte Animica del soggetto, identifica l’interlocutore per la sua prevalenza di Super Spirito ).

Tieni la vibrazione dell'Anima madre.
- Va bene.

Torna pure nella tua stanza, guarda le tre lampade.
- Sono belle adesso. Equilibrate.

Prova a rimetterle assieme.
- Sarebbe bianca, ma sta ricordando che deve essere gialla.

Ricordalo, senti la vibrazione della lampada gialla. Tienila al centro, nel Plesso solare, senti la vibrazione che si espande. Rimani con questa vibrazione della triade.
- Va bene.

Rimani sintonizzata sulla vibrazione dell'Anima madre. Adesso possiamo uscire dalla stanza. Al tre puoi riaprire gli occhi: uno, due, tre.


domenica 18 dicembre 2011

Krishnamurti: Sulla Mente; il Confronto e l'Amore


Non penso che comprenderemo il complesso problema dell’amore fin quando non comprenderemo quello egualmente complesso che chia­miamo mente. Avete osservato, come si è indagatori da giovanissimi? Si vuole sapere e si osservano molte più cose di quanto non ne osservino gli adulti. Se si è appena un po’ svegli si osservano cose che gli adulti non vedono nemmeno. La mente quando siamo giovani è molto più vigile, molto più curiosa e desiderosa di sapere. Ecco perché impariamo tanto facilmente la matematica, la geografia o qualunque altra cosa. Man mano che cresciamo in età la mente si cristallizza sempre più, si fa pesante, ottusa. Avete notato come gli adulti sono prevenuti. La loro mente non è aperta; essi si avvicinano a tutto da un punto di vista fisso. Voi ora siete giovani; ma se non state molto in guardia anche la vostra mente diventerà così.
Non è dunque importantissimo comprendere la mente e vedere e invece di ottundervi gradatamente riuscire a rimanere duttili, capaci di pronto adattamento, di iniziative fuori dall’ordinario, di approfondita ricerca e comprensione in ogni settore della vita? Non si devono cono­scere le vie della mente per capire le vie dell’amore? Infatti è la mente che distrugge l’amore. Le persone che sono abili, astute e nient’altro non sanno cos’è l’amore perché la loro mente per quanto perspicace è tuttavia superficiale; essi vivono superficialmente, e l’amore non è cosa che si possa trovare in superficie.
Che cos’è la mente? Non dico semplicemente il cervello, l’organo fisico che risponde agli stimoli con diverse reazioni nervose e del quale potrà parlarvi qualsiasi fisiologo. Dovremo scoprire piuttosto cosa è quella mente che dice: “Io penso”; “È mio”:; “Sono offeso; “Sono geloso”; “Amo”; “Odio”; “Sono un Indiano”; “Sono mussulmano”; “Credo in questo e non credo in quello”; “Io so e tu non sai”; “Rispetto”; “Disprezzo”; “Voglio”; “Non voglio”. Che cos’è allora? Se non cominciate adesso a capire e a raggiungere una profonda familiarità con l’intero processo del pensiero che viene chiamato mente, se non ne siete pienamente consapevoli dentro di voi stessi, gradatamente man mano che vi farete adulti vi indurirete, vi cristallizzerete, diventerete ottusi, fissi in un determinato schema di pensiero.
Cos’è questa cosa che chiamiamo mente? È il nostro modo di pen­sare, no? Sto parlando della vostra mente, non di quella di un’altra qual­siasi persona, come cioè voi pensate e sentite, come guardate gli alberi, i pescatori, come considerate i contadini. La vostra mente si va grada­tamente distorcendo o fermando su un certo schema fisso. Volete qualcosa, lo volete con ardore, vorreste essere o diventare qualcosa e questo desiderio determina uno schema, vale a dire la vostra mente crea uno schema e ne rimane prigioniera. Il desiderio ha cristallizzato la mente.
Poniamo ad esempio che vogliate diventare una persona molto facoltosa. Il desiderio della ricchezza crea uno schema ed il pensiero ne rimane prigioniero; riuscite a pensare soltanto secondo quello schema e non siete capaci di superarlo. La vostra mente perciò si va lentamente cristallizzando, s’indurisce, si ottunde. Oppure se credete in qualcosa – in Dio, nel comunismo, in un dato sistema politico – proprio quella convinzione determina uno schema perché è risultato di un vostro desiderio ed il desiderio rafforza le impalcature dello schema. Grada­tamente la mente vi si va facendo sempre meno flessibile, sempre meno capace di penetrazione profonda, di genuina chiarezza, perché siete presi nel labirinto dei vostri desideri.
Dunque fin quando non cominciamo a esaminare questo processo che chiamiamo mentale, fin quando non ci familiarizziamo con esso e non comprendiamo qual è il nostro modo personale di pensare, non possiamo assolutamente capire che cosa sia l’amore. Non può esserci amore fintanto che la nostra mente desidera dall’amore certe determinate cose, oppure esige che esso agisca in una data maniera. Quando imma­giniamo quel che l’amore dovrebbe essere e gli diamo dei motivi, grada­tamente costruiamo uno schema d’azione per l’amore; ma allora non si tratta di amore, ma dell’idea che noi ci siamo fatta di come l’amore debba essere.
Supponiamo che io consideri mia moglie o mio marito alla stregua di un sari o di una giacca. Se qualcuno vi sottraesse la giacca sareste ansioso, irritato, incollerito. Perché? Perché quella giacca la considerate un oggetto di vostra proprietà; voi lo possedete e questo possesso vi fa sentire più ricchi, non è così? Se possedete molti vestiti vi sentite più ricchi non soltanto materialmente ma interiormente e quando qualcuno vi porta via la giacca vi irritate perché interiormente vi sentite defrau­dati del senso di ricchezza e di possesso che ve ne deriva.
Ebbene il senso di possesso crea una barriera contro l’amore. Se tu sei una cosa mia, proprietà mia, ti amo forse? Ti sento mia proprietà come un’automobile, una giacca, un sari, perché sentendomene proprie­tario sono appagato e da questo sentimento io dipendo; per me, nel mio intimo, è una cosa molto importante. Questo sentirsi proprietario, possessore di qualcuno, questa dipendenza emotiva da un’altra persona è quel che noi definiamo amore; ma se ci riflettete troverete che dietro la parola “amore” c’è un appagamento della mente derivante dal senso di proprietà. Quando possedete diversi bellissimi sari o una magnifica automobile, o una casa grande, il sentimento che deriva dal sapere che è cosa vostra vi dà una grande soddisfazione intima.
Così desiderando, volendo, la mente crea uno schema e ne resta poi prigioniera; allora si fa stanca, ottusa, stupida, incapace di pensare. La mente è il centro del senso di possesso, che ci fa sentire in chiave di “me”, di “mio”, ed anche di “io sono proprietario”, “io sono un uomo importante”, “io sono un uomo che val poco”, “sono stato insultato”, “sono lusingato”, “sono intelligente”, “sono avvenente”, “voglio farmi un nome”,”‘sono figlio o figlia di un uomo in vista”. Questo senso del “me” e del “mio” sta proprio al centro della mente, anzi è la mente stessa. Quanto più la mente alberga questo senso dell’essere qualcuno, dell’essere grande,molto capace, molto stupido, e via dicendo, tanto più eleva intorno a sé delle mura che la rendono circoscritta e ottusa. Allora subentra la sofferenza che si accompagna necessariamente a questa prigionia. E sof­frendo la mente dice: “Che debbo fare?”; ma invece di abbattere le mura che la circondano per mezzo della consapevolezza, di un’attenta meditazione, penetrando e comprendendo tutto quanto il processo che ha innalzato quelle mura, lotta per trovare qualcos’altro fuori di sé entro cui rinchiudersi ancor di più. In tal modo la mente gradatamente diventa una barriera che impedisce l’amore. Senza capire la natura della mente cioè senza capire i meandri del nostro pensiero, la sorgente intima che genera l’azione, non possiamo scoprire cosa sia l’amore.
La mente non è forse anche uno strumento di paragone? Sapete cosa vuol dire paragonare? Dite: “Questo è meglio di quello”; paragonate voi stessi a qualcun altro più bello o meno intelligente. Quando dite: “Ricordo un fiume che vidi l’anno scorso ed era ancor più bello di questo qui”, fate un paragone. Vi paragonate a un santo o ad un eroe oppure al sommo ideale. Questo giudizio comparativo ottenebra la mente; non la risveglia, non la rende comprensiva, disponibile. Se fate conti­nuamente dei confronti cosa avviene? Quando vedete un tramonto e lo paragonate subito col tramonto della sera precedente, oppure quando dite; “Quella montagna è bellissima, ma ne ho visto una ancor più bella due anni fa”, non guardate veramente la bellezza che vi sta davanti. Il confronto vi impedisce di averne una visione piena. Se guardandoti dico: “Conosco una persona molto più simpatica di te”, io non ti sto veramente guardando, no? La mia mente è occupata da altro. Per poter guardare appieno un tramonto bisogna non fare confronti; per guardarti veramente non devo paragonarti ad altri. È soltanto guardandoti appieno, senza fare un giudizio comparativo, che potrò capirti. Quando ti paragono ad altri non ti comprendo, mi limito a giudicarti, dico che sei fatto in questa o in quell’altra maniera. La stupidità deriva dunque dal mio paragone. Perché nel confrontarti con altri offendo la dignità umana. Ma quando ti guardo senza fare confronti allora la mia sola preoccupazione è comprenderti e proprio in questa preoccupazione, che non è mai comparativa, c’è intelligenza, c’è dignità umana.
Fino a quando la mente continua a far paragoni non c’è amore; e la mente fa sempre paragoni, soppesa, giudica. È sempre attenta a sco­prire quali possano essere i punti deboli; in tal modo non c’è amore. Quando madre e padre amano i figli non fanno confronti fra l’uno e l’altro. Ma se voi vi paragonate con uno più buono, più nobile, più ricco state tutto il tempo a preoccuparvi della vostra persona in relazione a qualcun altro e così create in voi stessi una mancanza di amore. In tal modo la mente giudica sempre più per confronti, sempre più diventa possessiva, sempre più dipende da altri e così finisce per stabilire uno schema del quale resta prigioniera. Siccome non le riesce di avere una visione nuova, fresca dei fatti, distrugge il profumo stesso della vita, cioè l’amore.

giovedì 15 dicembre 2011

Sofferenza


Domanda: Perché nel mondo esistono dolore e miseria?
Krishnamurti: Io mi chiedo se questo ragazzo conosce il signi­ficato delle sue parole. Probabilmente ha visto un asino sovraccarico le cui zampe quasi si rompevano, o un altro ragazzo che piangeva, o una madre che batteva il figlio. Forse ha visto degli adulti che litigavano. Poi c’è la morte, il cadavere che viene trasportato via per venir cremato; c’è il mendicante; c’è la povertà, la malattia, la vecchiaia; c’è sofferenza non soltanto al di fuori ma anche dentro di noi. Perciò il ragazzo chiede “Perché esiste la sofferenza?”. Non volete saperlo anche voi? Vi siete mai chiesti quale sia la causa del dolore che voi stessi sentite? Che cos’è il dolore e perché esiste? Se voglio qualcosa e non riesco ad ottenerla mi sento infelice; se desidero un maggior numero di sari, più denaro o se vorrei essere molto bella e non posso avere quel che desidero sono infelice. Se voglio poter amare una certa persona e quella non mi ama, questo pure mi rende infelice. Mio padre muore ed io soffro molto. Perché?
Perché ci sentiamo infelici se non possiamo avere quel che desideriamo? Ma perché dovremmo necessariamente avere ciò che desideriamo? Pensiamo di averne diritto, no? Ci chiediamo forse mai perché dovremmo avere quel che vorremmo quando milioni di persone non hanno nemmeno quello di cui hanno bisogno? Perché inoltre lo voglia­mo? Esiste il nostro bisogno di cibo, vestiario, riparo; ma queste cose non ci bastano; vogliamo molto di più. Vogliamo essere potenti, vo­gliamo essere poeti, santi, oratori celebri, vogliamo essere primo mi­nistro, presidente. Perché? Avete mai riflettuto su questo? Perché vogliamo tutto ciò? Non dico che si debba essere soddisfatti di quel che siamo. Non intendo questo. Questo sarebbe brutto e sciocco. Ma perché questo continuo frenetico desiderare sempre di più? Questa frenesia dimostra che siamo insoddisfatti, scontenti; ma di che cosa? Di quel che siamo? Io sono questo, non mi piace, voglio essere quello. Penso che figurerò molto meglio con una nuova giacca o un sari nuovo e perciò lo desidero. Ciò vuol dire che sono insoddisfatto di quel che sono e penso di poter sfuggire al mio scontento procurandomi più vestiti, più potere e via dicendo. Ma l’insoddisfazione rimane, non è così? Non ho fatto che nasconderla con un mucchio di abiti, con il potere, con un’automobile nuova.
Dunque ora dobbiamo scoprire in che modo possiamo arrivare a capire che cosa siamo. Limitarci ad accumulare beni, potere, posi­zione sociale non ha senso perché resteremo infelici. Se comprende questo la persona infelice, la persona oppressa dal dolore non si preci­pita dai guru, non nasconde se stessa dietro possedimenti, dietro il potere; anzi vorrà conoscere il motivo reale della sua pena. Se guardate dietro la vostra stessa sofferenza scoprirete di essere molto meschini, vuoti, limitati, e che state lottando per riuscire, per affermarvi. Ed è proprio questa lotta per affermarvi, per diventare qualcuno la causa della vostra sofferenza. Ma se cominciate a capire quel che siete effettivamente, se approfondite sempre più questo esame, allora vi accorgerete che accadrà qualcosa di completamente diverso.