lunedì 9 gennaio 2012

Krishnamurti: La Vera Intelligenza


Quando ci facciamo adulti e lasciamo la scuola dopo aver ricevuto una cosiddetta educazione dobbiamo affrontare molti problemi. Che professione dobbiamo scegliere perché in essa noi ci si possa esprimere appieno ed essere felici? In quale vocazione o lavoro sentiamo che non ci occorre sfruttare o essere crudeli verso altri? Dobbiamo affron­tare i problemi della sofferenza, della catastrofe, della morte. Dobbiamo comprendere cos’è la fame, la sovrappopolazione, il sesso, il dolore, il piacere. Dobbiamo avere a che fare con tutti i fatti ingarbugliati e con­traddittori della vita: le zuffe feroci fra uomo e uomo, fra uomo e donna, i conflitti dentro di noi e le lotte fuori di noi. Dobbiamo capire l’ambizione, la guerra, lo spirito militaresco e quella cosa straordinaria chiamata pace che è molto più vitale di quanto noi non ci si renda conto. Dobbiamo capire l’importanza di quella religiosità che non equivale a mera speculazione o ad adorazione di immagini, ed anche di quella cosa tanto strana e complessa detta amore. Dobbiamo essere sensibili alla bellezza della vita, all’uccello in volo ed anche al mendicante, allo squallore dei poveri, agli orrendi edifici costruiti dagli uomini, alla laida strada e all’ancora più laido tempio. Dobbiamo affrontare tutti questi problemi. Dobbiamo affrontare il problema di chi seguire o non seguire e se dovremmo meglio non seguire nessuno.
La maggior parte di noi si preoccupa di apportare qualche leggero cambiamento qua e là e si accontenta così. Più cresciamo in età e meno desideriamo qualunque profondo, fondamentale mutamento, perché ne siamo spaventati. Non pensiamo mai in termini di trasformazione totale, pensiamo soltanto in termini di superficiali cambiamenti; e se approfon­dite questo punto vi accorgerete che mutare superficialmente è come non mutare affatto; non è una rivoluzione radicale bensì una prosecuzione modificata di quel che esisteva prima. Tutto questo va affrontato: dalla vostra propria sofferenza e felicità, alla sofferenza e felicità dei tanti; dalle vostre proprie ambizioni e lotte per determinati scopi, alle ambi­zioni e le lotte degli altri. Dovete affrontare la competizione, la corru­zione in voi e negli altri, il deteriorarsi della mente, la vacuità del cuore. Dovete conoscere tutto ciò, dovete fronteggiarlo e capirlo da soli. Ma purtroppo non siete preparati.
Che cosa abbiamo capito quando lasciamo la scuola? Forse avremo raccolto delle cognizioni, ma siamo ottusi, vuoti, superficiali come quando vi giungemmo. Gli studi, l’attività scolastica, i contatti con gli insegnanti non ci hanno aiutato a capire questi problemi tanto complessi della vita. Gli insegnanti sono ottusi e noi diventiamo ottusi al par di loro, sono spaventati e noi lo siamo pure. Il problema quindi è nostro; è responsabilità nostra oltre che dell’insegnante assicurarci che noi si vada nel mondo avendo raggiunto una maturità, capaci di pensiero profondo, senza paura, e in tal maniera atti a fronteggiare la vita intelli­gentemente.
Ebbene, sembra di grande importanza trovare una risposta a tutti questi complessi problemi; ma non esiste alcuna risposta. Tutto quel che potete fare è fronteggiarli con intelligenza quando si presentano. Per favore comprendete questo. Per istinto vorreste una risposta, non è così? Pensate che leggendo dei libri, seguendo qualcuno, troverete risposta a tutti i tanto complessi e ingannevoli problemi della vita. Troverete teorie, credenze, ma esse non costituiranno una risposta perché quei problemi saranno stati creati da esseri umani come voi. La spietatezza spaventosa, la fame, la crudeltà, la laidezza, lo squallore: tutto ciò è stato creato da esseri umani e per operare una trasformazione radicale dovete comprendere la mente e il cuore dell’uomo che voi stessi siete. Limitarsi a cercare le risposte in un libro o ad identificarvi con qualche sistema politico o economico per promettente che possa essere, oppure a praticare qualche assurdità religiosa con tutte le sue supersti­zioni, oppure a farvi seguaci di un guru: tutto ciò non potrà aiutarvi a capire questi problemi umani perché voi stessi li avete creati, ed altri uomini come voi. Per capirli dovete capire voi stessi, capirvi momento per momento mentre vivete, giorno per giorno, anno per anno, sempre; e per far questo vi occorre intelligenza, una grande capacità introspet­tiva, amore, pazienza.
Dovete dunque scoprire che cos’è l’intelligenza. Tutti usate molto liberamente questa parola, ma limitandovi a parlare dell’intelligenza non diventerete intelligenti. I politici continuano a ripetere espressioni come “intelligenza”, “integrazione”, “cultura nuova”, “mondo unito”, ma sono soltanto parole che significano molto poco. Perciò non adoperate queste parole senza comprendere veramente tutto quel che esse implicano.
Stiamo cercando di scoprire che cos’è l’intelligenza, non la sua mera definizione che si può trovare sul vocabolario, bensì la conoscenza, la percezione, la comprensione di essa; se la possiederemo infatti ci aiuterà ad affrontare ciascuno, man mano che ci facciamo adulti, gli enormi problemi della vita. E senza quest’intelligenza, per molto che si possa leggere, studiare, accumulare cognizioni, riformare, attuare piccoli mu­tamenti in questo o quel punto entro lo schema della società, non potrà aver luogo alcuna vera trasformazione, alcuna felicità duratura.
Ebbene cosa vuol dire intelligenza? Cercherò di scoprire che cosa significa. Forse a qualcuno di voi riuscirà difficile; ma non curatevi troppo di seguire le parole; cercate invece di percepire il contenuto di quanto sto dicendo. Cercate di sentire il fatto, la qualità dell’intelligenza. Se lo percepite adesso, quando vi farete adulti vedrete sempre più chia­ramente il significato di quanto vi avrò detto.
La maggior parte di noi ritiene che l’intelligenza derivi dall’acquisi­zione di sapere, informazione, esperienza. Riteniamo che potremo affron­tare la vita con intelligenza se avremo un alto grado di erudizione ed esperienza. Ma la vita è imprevedibile, non è mai stazionaria; come un fiume, scorre senza posa, non è mai ferma. Noi riteniamo che acquistando maggiore esperienza, maggior sapere, maggior virtù, maggior ricchezza, maggior quantità di beni, saremo intelligenti. Ecco perché rispettiamo chi ha accumulato sapere, gli studiosi ed anche la gente ricca con molta esperienza. Ma l’intelligenza è forse il risultato del “di più”? Che cosa c’è dietro questo processo dell’acquistare “di più”, del volere “di più”? Quando vogliamo di più, quel che ci importa è accumulare, non è vero?
Ora cosa avviene quando avete accumulato sapere, esperienza? Qualsiasi ulteriore esperienza possiate avere sarà immediatamente tradotta nei termini del “di più” e così non sperimentate, ma vi limitate sempre a raccogliere. Questa del raccogliere è operazione della mente che è il centro stesso del “di più”. Il “di più” equivale al “me”, all’ego, ad un’en­tità chiusa in se stessa, preoccupata soltanto di accumulare negativamente, o positivamente che sia. Cioè la mente, con l’esperienza acqui­stata, affronta la vita e affrontando la vita con questo bagaglio di espe­rienze cerca ancora il “di più”, e di conseguenza non sperimenta mai, raccoglie soltanto.
Fin quando la vostra mente non è che uno strumento di raccolta non vi sarà vera esperienza. Come potete essere aperti all’esperienza quando non fate che pensare a come per suo mezzo ottenere qualche vantaggio o acquistare dell’altro?
L’uomo che accumula, raccoglie, che desidera sempre dell’altro, dunque non sperimenta mai la vita in modo vivo e fresco. Soltanto quando la mente non si curi del “di più”, non si curi di accumulare, le sarà possibile essere intelligente. Quando la mente si preoccupa del “di più”, ogni esperienza ch’essa faccia servirà a rinsaldare la muraglia entro cui il “me” si rinchiude, il processo egocentrico, centro di ogni conflitto. Per favore seguite quanto dico. Voi ritenete che l’esperienza liberi la mente, ma non è così. Fintanto che la mente si studia di accu­mulare, si preoccupa del “di più”, ogni esperienza non vale che a raffor­zarvi nell’egotismo, nell’egoismo, nell’involuzione del pensiero.
L’intelligenza diventa possibile soltanto quando esiste la reale libertà dell’individuo dal “me”, cioè quando la mente non è più centro di richiesta del “di più”, quando essa non è più impastoiata nel desiderio di maggiore, più vasta, più estesa esperienza. Intelligenza è libertà dalla pressione del tempo. Il “di più”, infatti implica tempo e fin quando la mente sarà centro di richiesta del “di più”, sarà anche risultato del tempo. Dunque coltivare il”‘di più” non equivale a intelligenza. La comprensione di tutto intero questo processo equivale a conoscenza di sé. Quando si conosce se stessi come si è in realtà, senza che vi sia un centro accumulante, da quell’auto-conoscenza deriva l’intelligenza capace di fronteggiare la vita, ed è un’intelligenza creativa.
Guardate la vostra stessa vita. Come essa è opaca, stupida, ristretta perché non siete creativi. Quando vi farete adulti forse avrete dei figli ma questo non vuol dire essere creativi. Potrete essere dei burocrati ma non ci sarà vitalità in questo. Sarà una morta routine, una noia assoluta. La vostra vita da tutte le parti è ostacolata dalla paura e questo determina autorità ed imitazione. Voi non sapete cosa significhi essere creativi. Con creatività non intendo dipingere quadri, scrivere poesie,o essere capaci di cantare; intendo la natura più profonda della creati­vità che una volta scoperta costituisce fonte eterna, fluire incessante; e la si può trovare soltanto per mezzo dell’intelligenza. Questa sorgente è l’assenza del tempo, ma la mente non potrà svincolarsi dal tempo fino a quando sarà centro del “me”, del sé, di quell’entità che perennemente richiede il “di più”.
Se capite tutto questo, non soltanto a parole, ma nel profondo di voi stessi, allora scoprirete che il risveglio dell’intelligenza fa scaturire una capacità creativa che è realtà, che è Dio, sulla quale non si deve né speculare né meditare. Non la raggiungerete mai praticando la medita­zione, con le preghiere per ottenere o per sfuggire al “di più”. Questa realtà potrà nascere soltanto quando si capisca lo stato della propria mente, la malignità, l’invidia, le proprie complesse reazioni come esse sorgono momento per momento, giorno per giorno. Tale comprensione produrrà uno stato che possiamo chiamare amore. Questo amore è intelligenza e produce creatività svincolata dal tempo.

mercoledì 4 gennaio 2012

Krishnamurti: Invidia, Conoscenza e Comprensione


Forse a qualcuno di voi interessa quanto ho detto dell’invidia. Non adopero la parola “ricordare” perché, come ho già spiegato, il puro e semplice ricordare parole o frasi rende la mente ottusa, letargica, pesante, incapace di creatività. Il mero ricordare è deleterio. Quel che importa, specialmente mentre siete giovani, è comprendere, piuttosto che coltivare la memoria; perché la comprensione libera la mente, risveglia la facoltà critica dell’analisi, vi mette in grado di vedere l’importanza del fatto invece che limitarvi a razionalizzarlo. Quando non fate altro che ricor­dare certe frasi, detti o idee intorno all’invidia, per esempio, quel ricordo vi impedisce di guardare al fatto reale dell’invidia. Ma se vedete e comprendete l’invidia quand’essa si nasconde dietro la facciata di belle parole, della filantropia, della religione, o dietro il vostro stesso desi­derio di grandezza, di santità, se davvero vedete e comprendete questo da voi, allora scoprirete che straordinaria libertà è quella dall’invidia, dalla gelosia.
Quindi è veramente importante capire, perché il ricordo è cosa morta; e forse è una delle principali cause del decadimento dell’uomo. Siamo molto portati ad imitare, a copiare, a seguire ideali o eroi; e che accade? Gradatamente la fiamma della creatività si spegne e rimane soltanto l’immagine, il simbolo, le parole, senza che dietro vi sia niente. Ci insegnano a memorizzare e questo evidentemente non è un’attività creativa. Non c’è comprensione nel puro e semplice ricordare ciò che si è letto nei libri o che ci viene insegnato; e quando per tutta quanta la vita si coltiva soltanto la memoria, gradatamente si distrugge la vera comprensione.
Per favore ascoltate attentamente, perché è molto importante capire questo. È la comprensione che è creativa, non la memoria, non il ricordo. L’elemento liberatore è la comprensione, non le nozioni che avete riposto nella mente; e la comprensione non è nel futuro. Coltivando la sola memoria nasce l’idea del futuro; ma se avete una comprensione imme­diata cioè se da voi stessi vedete qualcosa con chiarezza, allora non ci sono problemi. Il problema esiste soltanto quando non vediamo con chiarezza.
L’importante allora non è ciò che sapete, non le cognizioni o l’esperienza che avete messo insieme, ma il vedere le cose come stanno e capirle subito, perché la comprensione è immediata, non è nel futuro. Quando l’esperienza e il sapere prendono il posto della comprensione essi diventano nella vita fattori di decadimento. Per la maggior parte di noi sapere ed esperienza sono fatti molto importanti, ma se guardate dietro le parole e ne vedete il vero significato vi accorgerete che essi vi appariranno come gravi fattori del decadimento umano. Ciò non vuol dire che a certi livelli dell’esistenza il sapere non sia opportuno. E giusto e necessario sapere come piantare un albero e che tipo di concime gli sia necessario, o come si debbano nutrire i polli, o come allevare bene una famiglia, o come si costruisce un ponte e così via. C’è un’enorme mole di nozioni scientifiche a disposizione da potersi usare nella giusta ma­niera. È giusto ad esempio che si sappia come costruire una dinamo o un motore. Ma quando non c’è comprensione allora le cognizioni, che sono semplicemente un fatto di memoria, diventano elementi gravi di distruzione; e troverete che anche l’esperienza diventa elemento distrut­tore perché l’esperienza rafforza le basi della memoria.
Mi chiedo se avete mai osservato quanti adulti pensano burocraticamente, da funzionari. Se sono insegnanti il loro pensiero si limita alle loro funzioni specifiche; non sono esseri umani vibranti di vita. Conoscono le regole della grammatica o della matematica o un po’ di storia. E poiché il loro pensiero è circoscritto dalla memoria di queste cose e dall’esperienza di esse, la cognizione che ne hanno li distrugge. La vita non è cosa che possa impararsi da altri; la vita si ascolta, si comprende momento per momento senza che vi sia l’accumularsi di esperienza. in ultima analisi cosa avete quando avete accumulato esperienza? Quando dite: “Ho un’enorme esperienza”, oppure: “So il significato di queste parole”; questa è memoria, non è così? Avete avuto determinate esperienze, avete imparato come dirigere un ufficio, come innalzare una costruzione o un ponte e su questa base accumulate sempre nuova espe­rienza. Coltivate l’esperienza che è memoria e con questa memoria affron­tate la vita.
Come un fiume la vita scorre rapida, mutevole, senza posa; e quando la affrontate carichi del fardello della memoria naturalmente non siete mai in contatto con la vita. La affrontate con le vostre cognizioni, la vostra esperienza personale, che servono soltanto ad aggravare il peso della memoria; in tal modo cognizioni ed esperienza gradatamente di­ventano fattori di distruzione nella vita.
Spero che voi capiate questo a fondo, perché quel che dico è molto vero; e se lo capite vi servirete del vostro sapere al giusto livello. Ma se non lo capite e vi limitate ad accumularlo e ad accumulare esperienze come mezzi per farvi avanti nella vita, come mezzi per consolidare la vostra posizione sociale nel mondo, allora esperienza e sapere diventeranno gravemente deleteri, distruggeranno in voi la capacità di iniziativa, la creatività. Siamo talmente oppressi dall’autorità, da ciò che altri hanno detto, dalla Bhagavad Gita, dalle idee, che nella maggior parte dei casi la nostra vita è diventata molto squallida. Tutte queste cose costituiscono ricordi, memorie; non le abbiamo comprese da noi, non sono vive. Nessun fatto nuovo potrà esserci per noi fintanto che siamo oppressi dalle memorie; ed essendo la vita eternamente nuova non possiamo capirla. La nostra esistenza perciò è molto tediosa; diventiamo letargici, ingrassiamo e imbruttiamo sia fisicamente che mentalmente. È molto importante capire tutto questo.
Semplicità vuol dire mente libera da esperienza, dal peso della memoria. Noi pensiamo che la semplicità consista nell’avere pochi vestiti e un piattino per chiedere l’elemosina; pensiamo che vivere semplicemente equivalga a possedere pochi oggetti. E questo potrà anche esser vero; ma la semplicità vera è libertà dalle cognizioni, libertà dal ricordo e dall’accumulo di esperienza. Avete mai osservato coloro che si fanno un punto di. possedere poche cose e ritengono d’essere molto semplici? Li avete mai ascoltati? Anche che abbiano soltanto un perizoma e un bastone a cui appoggiarsi sono pieni di ideali. Interiormente sono quanto mai complicati, in lotta con se stessi, affannati a seguire quanto essi stessi hanno formulato, a seguire le loro stesse convinzioni. Interiormente non sono semplici; sono colmi di tutto quel che hanno raccolto dai libri, pieni di idee, di dogmi, di paure. Fuori magari hanno soltanto un bastone e pochi abiti. Ma la vera semplicità di vita equivale ad essere interiormente vuoti, innocenti, senza cumulo di cognizioni, senza credenze e dogmi, senza paura dell’autorità. E questo stato di intima semplicità potrà scaturire soltanto quando avrete una reale comprensione di ogni esperienza, momento per momento. Se avete capito un’esperienza, quell’esperienza passata non lascia residui. È perché non comprendiamo l’esperienza, perché ne ricordiamo il piacere o la pena che non siamo mai interiormente semplici. Chi ha un’inclinazione religiosa cerca ciò che contribuisce alla semplicità esteriore; interiormente però è caotico, confuso, oppresso da innumerevoli struggimenti, desideri, cognizioni; la vita, l’esperienza, lo spaventano.
Se osservate l’invidia vi accorgerete che affonda le radici nella memoria, la quale, come anche l’esperienza, è un elemento deleterio nella nostra vita. Ciò non vuol dire che dovete dimenticare i fatti quotidiani o evitare le esperienze. Non è possibile farlo. Ma l’uomo che è pieno di esperienza non è necessariamente un saggio. L’uomo che ha esperienza e ad essa si aggrappa non è un saggio; è come uno scolaro che legge, accumula nozioni dai libri. Il saggio è innocente, libero da esperienza; interiormente è semplice anche se esternamente abbia tutte le cose del mondo, oppure pochissime.

sabato 31 dicembre 2011

AUGURI A TUTTI!! PER QUESTO 2012 MI AUGURO CHE;




CHE TUTTE LE PERSONE SU F.B. E ONLINE CHE  CONTINUANO A POSTARE ( SPESSO MAGARI SENZA NEPPURE LEGGERE O APPROFONDIRE GLI ARTICOLI ) inizino a portare dei cambiamenti significativi nelle loro vite,e quindi nel mondo, in maniera naturale, senza conflitti e disarmonie interiori, perché il vero agire non viene dalla mente, ma dal cuore. 

PERCHé SE TUTE QUESTE MIGLIAIA DI PERSONE, O FORSE MILIONI, AVREBBERO  COMPRESO REALMENTE TUTTO CIò CHE POSTANO, E NATURALMENTE QUINDI, AVREBBERO RIVOLUZIONATO IL LORO AGIRE, E QUINDI LA LORO VITA, NON PENSO CHE IL MONDO E L ' UMANITà SAREBBE  IN QUESTA SITUAZIONE; MOLTE COSE SAREBBERO GIà MORTE, ANDATE, PASSATE...

 INVECE CONTINUANO A ESISTERE E VIVERE CON L'ENERGIA CHE NON GLI DIAMO.

Mi auguro, che tutte le persone  inizino a porre attenzione al bello e al brutto, che abbandonino le vecchi abitudini e schemi mentali, se ne hanno compreso la loro negatività, come ; 

un lavoro che ci fa star male e rende schiavi, l'uso della benzina incontrollato per muoversi, l'uso delle banche che creano povertà e conflitti, l'interessamento alla politica ( che crea divisione )  per tentare di creare il nuovo, l'inutile sfruttamento del mondo animale dal punto di vista fisico, e lo sfruttamento psicologico sugli altri uomini, i riti, le tradizioni. le memorie della mente, ecc.

è TEMPO DI MORIRE AI MILLE IERI, PER AFFRONTARE E VIVERE L' OGGI CON DIGNITà!

PERCHè QUANDO LA CASA BRUCIA NON CI SI FERMA A PENSARE COME FOSSE BELLA IERI, O A CERCARE CHI HA ACCESO IL FUOCO, MA SI CORRE A BUTTARE ACQUA,SENZA PENSARCI SOPRA,NO?!

AGIRE INCONDIZIONATAMENTE E RIFIUTARE CON CONSAPEVOLEZZA TUTTO IL VECCHIO, TUTTO IL MARCIO , TUTTO IL DOLORE.
 QUESTO SARà L'ATTO DI INTELLIGENZA VERA CHE CI PORTERà A VIVERE UNA VITA SANA,INTEGRA,UNA VERA VITA RELIGIOSA, ATTENTA  AL TUTTO E PIENA QUINDI D'AMORE, LONTANO DAI CONFLITTI.
QUESTA è LA COSA CHE PIù " SIGNIFICATIVA  " CHE POSSIAMO COMPRENDERE E ATTUARE SPONTANEAMENTE  PER IL NUOVO ANNO! 


" E' TEMPO DI MORIRE PER RINASCERE,OGNI GIORNO "

FELICE e SERENO  OGGI,DOMANI E 2012 E QUELLO CHE VOLETE A TUTTI... e vi posso dire che è possibile ( anche se questo non conta nulla, detto da me ) se l'umanità comprende la sua situazione e intelligentemente comincia quindi ad agire!

..ORA!

altrimenti i tempi x l'uomo saranno, giustamente sempre più cubi, ma allora non lamentiamoci poi..

Ma questo è solo un augurio, sono solo parole:  l'Azione, che è l'unica cosa che conta, spetta a Noi,a ciascuno di Noi! 

..TRUEREVOLUTIONOW!!!!!

giovedì 29 dicembre 2011

Channeling I, II, e Sogni




31/08/11 
 Primo Channeling 


-In meditazione, due giorni prima, arriva al soggetto la frase:


"C'è un Astro che sta manipolando le onde beta, prendendosi gioco delle onde celebrali degli Umani".




Poi il giorno dopo, sempre con fatica riesce a " tradurre " la nuova frase che le arriva ,sempre in meditazione:

" N' astro dell'ancora in Vergine  " . 


Interpretabile, in riferimento anche alla informazione del giorno precedente, come " Un Astro " .
Dice che pesandoci , la costellazioni del Sagittario ha un arco con la freccia, che potrebbe essere vista anche come un' ancora, che  indica alla costellazione della Vergine.






La stella della Costellazione del Sagittario  risulterebbe essere  quindi Al Nasl, che significa letteralmente, "punta della freccia ", che andrebbe ad indicare un'altra stella, appunto nella Costellazione della Vergine; Spica.





( Mettendo la foto, ho ora notato, che la Terra, è si affaccia sulla Vergine, guarda caso, nello stesso periodo che il soggetto ha avuto le informazioni, cioè dalla fine di  Agosto,dal 24 per l'esattezza ).




Spica (o Spiga, α Virginis) è una stella brillante di prima magnitudine situata nella costellazione della Vergine.







È una stella binaria[1] (o forse multipla) di tipo spettroscopico, in cui il corpo celeste principale emana circa l'80% della luce percepibile dalla Terra, ed il suo periodo è di 4,01 giorni.
Si pensa che Spica sia stata la stella che permise ad Ipparco di scoprire la precessione degli equinozi. Il tempio di Tebe (in Egitto) fu costruito allineandolo con Spica attorno al 3200 a.C., e col tempo la precessione causò un lento ma rilevabile cambiamento nell'orientazione del tempio.
 Anche Nicolò Copernico fece molte osservazioni di Spica per le sue ricerche sulla precessione.
Il nome Spica è la parola latina che significa spiga di grano, ( un riferimento, forse, anche alle future informazioni che gli arriveranno sui cerchi di grano?! ) in riferimento alla pianta che la Vergine regge in mano nelle rappresentazioni canoniche del personaggio dello zodiaco.
Spica può essere trovata facilmente in cielo seguendo l'arco che forma l'Orsa Maggiore fino ad Arturo (α Boötis), e proseguendo la linea della stessa distanza fino a Spica.

Sogni

-I. L'altra notte poi ha sognato che era in Germania, con dei compagni delle superiori che cercavano lavoro. A un tratto erano in una piazza, piena di persone,poi  hanno visto un lampo in cielo, tutto è diventato buio per due secondi. Si sono trovati  per terra, e c'erano dei dischi nel cielo che volavano via, ha provato a gridare per fare in modo che anche le altre persone le vedessero, ma non le usciva la voce.

-II. L'ultima notte invece ha sognato, che credeva di essere ancora sveglia e di parlare con me, ed io le dicevo: " questa è una cosa che aggrava ". Da dietro di me è arrivata un entità alta più di due metri, nero con sfumature verdi, ma vaporosa, ed ha ripetuto la mia frase a voce alta. Ha cercato poi, di separarci e  di tirarla fuori da corpo, e poi io l'ho svegliata togliendola dal mondo Astrale e il tutto è finito. ( Anche io quella notte ho avuto una sensazione di energia negativa ).


02/09/11
                                                              Secondo Channeling 

-Il soggetto sente che deve chiudere gli occhi, sente la sensazione che una parte di lei è rimasta bloccata senza capire dove.
Poi gli è arrivata l'informazione che:

" Una parte di lei dall'ultima volta, è rimasta incastrata sul varco ".


Senza capire perché; come fosse successo, senza sapere quale fosse l'ultima volta o dove fosse andata.
Ma sente che  questa parte comunque la sta chiamando, le invia questo segnale, che non sa come portare di qua. Ed essendo una parte di lei staccata, gli continua ad arrivare al corpo un senso d'ansia,che quattro giorni prima gli ha causato infatti un attacco di panico,che non aveva da tempo.
Il soggetto continua dicendo che gli sembra di:
" Vedere tutti  i puntini, ma non riesce a collegarli per ottenere il  disegno finale ".
Continua poi dicendo, che arrivano troppo informazioni tutte assieme, in quanto da fuori non considerano troppo i nostri limiti fisici, ma veniamo considerati come gruppo animico. Ciò è giusto nel senso del rispetto, ma appunto controproducente come valutazione nell'invio delle informazioni, che spesso non sono a " portata" perché  non hanno, molte volte, la possibilità di " ridurle a misura d'uomo ".




mercoledì 28 dicembre 2011

Krishnamurti: Comprensione, Ricordo e Paragone


Quanto dico in tutti questi discorsi non va semplicemente ricordato. Non vi si chiede di cercare di immagazzinare nella mente tutto quel che sentite per ricordarlo e in seguito ripensarci e agire di conseguenza. Se vi limitate a immagazzinarlo nella mente, ciò che vi sto dicendo non sarà altro che un ricordo, non sarà un fatto vivo, qualcosa che avete realmente capito. Quel che importa è comprendere, non ricordare. Spero che vi sia chiara la differenza fra le due cose. La comprensione è immediata, diretta, è un’intensa esperienza. Ma se quanto avete udito lo ricordate soltanto, vi servirà come schema, come guida da imitare, slogan da ripetersi, idea da seguire, ideale su cui basare la vita. La comprensione non ha niente in comune con il ricordo. È una continua intensità, una scoperta costante.
Così se vi limitate a ricordare quello di cui abbiamo parlato, confronterete la vostra condotta e cercherete di modificarla adattandola a quel che ricordate. Ma se capite davvero, la stessa comprensione sarà matrice di azione ed allora non vi occorrerà più agire in base a quanto ricordate. Questo è molto importante: non limitarsi a ricordare ma ascoltare e comprendere immediatamente.
Quando ricorderete alcune parole, alcune frasi, o richiamerete in mente certe sensazioni che avrete provato qui, vi sarà sempre un vuoto fra la vostra azione e quanto ricorderete. Ma se capite davvero non copierete. Chiunque abbia qualche capacità può ricordare parole e superare esami, ma se incominciate a capire tutto quello che è connesso con quanto vedete, con quanto sentite, con quanto percepite, quella stessa comprensione genererà una condotta che non dovrete né guidare, né dimensionare o controllare.
Se vi limitate a ricordare farete dei continui confronti; il paragonare produce invidia e su questa si fonda tutta la nostra avida società.
Il paragonare non porterà mai alla comprensione. Nella comprensione c’è amore mentre il confronto è una mera intellettualizzazione, un processo mentale per cui si segue, si imita; e in tale processo s’annida sempre il pericolo che vi sia chi dirige e chi è diretto. Capite bene questo?
Nel nostro mondo la struttura della società si basa su persone che dirigono e altre che sono dirette, chi dà l’esempio e quelli che lo seguono, l’eroe e quelli che lo venerano. Se voi guardate bene dietro questo processo del dirigere ed essere diretti troverete che quando si segue un’altra persona vien meno ogni iniziativa. Non vi è libertà né per voi né per chi dirige; perché voi create un capo e il capo vi controlla. Fin quando seguite un modello di abnegazione, di grandezza, di saggezza, di amore, fin quando avrete un ideale da tener presente e copiare, inevitabilmente vi sarà un vuoto, una frattura, fra ideale e azione. Chi veramente comprende la verità di questo non ha ideali, non ha esempi, non segue nessuno. Per lui non c’è guru né Mahatma, nessun eroico capo. Egli comprende costantemente cosa avviene dentro di sé e cosa sente dire dagli altri, dal padre e dalla madre, dall’insegnante, da uno come lui entrato casualmente nella sua vita.
Se ora state ascoltando e comprendendo vuol dire che non seguite nè imitate; non c’è paura in voi e perciò c’è amore.
È molto importante che vediate tutto questo con chiarezza per conto vostro, così non sarete stregati da eroi o ipnotizzati da modelli e ideali. Modelli, eroi, ideali vanno ricordati e facilmente si dimenticano, e quindi vi tocca tener davanti agli occhi qualcosa che ve li rammenti, un quadro, un idolo, uno slogan. Quando seguite un ideale, un esempio, non fate che ricordare e nel ricordare non c’è comprensione; paragonate ciò che siete a ciò che vorreste essere e lo stesso paragone crea un’autorità, genera invidia e paura e in esse non c’è amore.
Per favore vogliate ascoltare tutto questo con attenzione e comprendetelo, così non avrete capi da seguire, non avrete modelli esemplari, ideali da imitare o copiare; perché se comprendete sarete un’individualità libera, ricca di dignità umana. Non potete esser liberi se starete a paragonarvi senza tregua con l’ideale, con quel che dovreste essere. Capire quello che realmente siete – per brutto o bello, per spaventato che possiate essere – non ha niente da fare con il ricordo, con la mera reminiscenza di un ideale. Dovete osservare, essere consapevoli di voi stessi momento per momento, nelle relazioni quotidiane. Essere consci di quel che si è realmente costituisce il processo della comprensione.
Se capite davvero quello di cui vi sto parlando, se ascoltate completamente, diverrete liberi da tutte le cose assolutamente false create dalle generazioni passate. Non peseranno su di voi l’imitazione, la mera remi­niscenza di un’ideale, che valgono soltanto a storpiarvi la mente e il cuore generando paura ed invidia. Può darsi che voi stiate inconsciamente ascoltando tutto questo con grande intensità. Spero che sia così perché allora vedrete che straordinaria trasformazione deriva da un ascolto pieno e dalla libertà dall’imitazione.

giovedì 22 dicembre 2011

Krishnamurti: Sul Sapere


Ricorderete che abbiamo già parlato della paura. Ebbene non è la paura responsabile del nostro voler accumulare cognizioni? Questo è un argomento difficile perciò vediamo di esaminarlo; studiamolo con molta attenzione.
Gli esseri umani accumulano cognizioni e venerano il sapere, non soltanto quello scientifico ma anche il cosiddetto sapere spirituale. Ri­tengono che il sapere sia di grande importanza nella vita cioè la cono­scenza delle cose avvenute e delle cose avvenire. Tutto il processo di indottrinamento e di venerazione del sapere non deriva forse da un sot­tofondo di paura? Ci spaventa il pensiero che senza cognizioni saremmo perduti, non sapremmo come comportarci. Perciò, sia leggendo quel che hanno detto i saggi, sia attraverso le credenze e le esperienze di altri, sia anche attraverso le nostre, gradatamente andiamo costruendo una base di cognizioni che poi diventa tradizione e dietro questa tradizione prendiamo rifugio. Pensiamo che queste cognizioni, questa tradizione, siano un fatto essenziale e che senza di esse saremmo perduti, non sa­premmo come agire.
Ora, quando noi parliamo di sapere, che cosa intendiamo con questa parola? Che cos’è che sappiamo? Cosa sapete in realtà quando venite a considerare le cognizioni che avete accumulate? Ad un certo livello, per la scienza, l’ingegneria e via dicendo, sapere è importante; ma al di là di questo livello che cosa sappiamo?
Avete mai studiato il processo con cui accumuliamo cognizioni? Per
quale motivo studiate, perché superate degli esami? A un certo livello
sapere è importante, non è così? Senza cognizioni di matematica o di
altre materie non si potrebbe diventare ingegnere o scienziato. I rapporti sociali si basano su queste cognizioni e senza di esse non saremmo
in grado di guadagnarci da vivere. Ma al di là di questo tipo di sapere
che cosa conosciamo? Al di là di esso qual è la natura della conoscenza?
Cosa intendiamo quando diciamo che per trovare Dio occorre il sapere, o che il sapere è necessario per raggiungere la conoscenza di noi stessi, o che il sapere è essenziale per orientarsi in mezzo al tumulto della vita? In questo caso noi intendiamo sapere per esperienza; e che cosa è l’esperienza? Che cos’è che noi apprendiamo attraverso l’espe­rienza? Questo sapere non viene forse usato dall’ego, dal “me”, per raf­forzare se stesso?
Mettiamo ad esempio che io abbia raggiunto una certa posizione sociale. Questa esperienza, con la sensazione di successo, prestigio, po­tere che porta con sé in un certo modo mi dà fiducia, sicurezza. La cognizione che ho del mio successo, di essere qualcuno, di avere posi­zione e autorità rafforza il “me”, l’ego, non è così?
Avete notato come sono saccenti i pandit [Bramini istruiti, specialmente quelli versati nella tradizione sanscrita degli Indù].
Lo scienziato si serve del suo sapere per nutrire la sua vanità, per sentirsi qualcuno, proprio come fa il pandit. Insegnanti, genitori, guru, tutti vogliono sentirsi qualcuno nel mondo e quindi usano il sapere come mezzo per raggiungere quel fine e per soddisfare quell’ambizione; ma quando guardate dietro le loro parole cosa sanno essi in realtà? Cono­scono soltanto il contenuto di alcuni libri oppure quanto hanno speri­mentato; e la loro esperienza dipende dal sottofondo del loro condizio­namento. Come loro, molti di noi sono indottrinati, zeppi di parole, e questo lo chiamano conoscenza e senza si sentono perduti; perciò c’è sempre la paura in agguato dietro lo schermo delle parole e dell’ infor­mazione.

Quando c’è paura non c’è amore; e il sapere senza l’amore ci distrugge. 

È questo che oggi avviene nel mondo. Per esempio abbiamo adesso cognizioni sufficienti per poter nutrire tutti gli uomini del mondo; sappiamo come nutrire, vestire e dar riparo all’umanità ma non lo fac­ciamo perché siamo divisi in raggruppamenti nazionalistici, ciascuno volto ai propri scopi egoistici. Se veramente desiderassimo fermare la guerra potremmo farlo; ma non lo desideriamo e per la stessa ragione. Dunque il sapere senza l’amore diventa mezzo di distruzione. Fino a quando non capiremo questo, limitarsi a superare esami e raggiungere posizioni di prestigio e di potere conduce inevitabilmente alla corruzione al disfacimento al lento inaridirsi della dignità umana.
Evidentemente è essenziale avere delle cognizioni a certi livelli, ma è ancor più importante accorgersi di come il sapere viene usato a scopi egoistici e personali. Prestate attenzione a voi stessi e vedrete come la mente impiega l’esperienza come mezzo di auto espansione, come mezzo di potere e prestigio. Osservate gli adulti e vedrete come si affannano per raggiungere una posizione e come si aggrappano al successo. Vogliono costruirsi un nido sicuro, vogliono potere, prestigio, autorità, e la maggior parte di noi, in diverse maniere, aspira alla stessa meta. Non vo­gliamo essere quel che siamo, qualunque cosa siamo, vogliamo diventare qualcuno. In verità c’è una differenza fra essere e voler essere. Il desi­derio di essere o di diventare continua e si rafforza per mezzo delle cognizioni, che vengono usate per l’esaltazione di se stessi.
È importante per noi tutti, quando andiamo maturando in età, approfondire questi problemi e capirli, così non rispetteremo una persona soltanto perché ha un titolo o perché occupa una posizione elevata, o perché è ritenuta molto dotta. In effetti sappiamo molto poco. Magari leggiamo molti libri, ma pochissimi sono coloro che hanno un’esperienza diretta di qualcosa. 
È l’esperienza diretta della realtà, di Dio, che ha importanza vitale; e per raggiungerla ci vuole amore.


martedì 20 dicembre 2011

Seduta Quattro Parte V ( Ultima ); Guardiani, Scelta Individuale e Composizione , Tecnologia e Passato, Conclusione


I GUARDIANI,   SCELTA E COMPOSIZIONE DEI CONTENITORI

Krishnamurti diceva  che la notte delle entità lo andavano a trovare. 
- Sono i Guardiani Astrali. Ci sono, esistono.

Positivi?
- Neutri, dipende da come ti comporti.

Perché i tuoi sono neri?
- A me non parlano. Stanno lì e non fanno niente.

Servono solo a controllare il pezzo? Si riferisce ad un'esperienza passata del soggetto ) Invece a lui i guardiani parlavano?
- Sì, i suoi erano altri della sua stirpe. Erano lì per lui, per aiutarlo.

Lui diceva di avere scompensi fisici per l'energia che aveva dentro.
- Perché non sempre il contenitore interiorizza bene. Ci sono anime che ne accompagnano altre, durante la loro incarnazione. Se lui è stato un maestro, i suoi discepoli tornano poi, mentre invece se sei un'anima solitaria, sei uno specchio per i corvi.

Cosa intendi?
- Nel senso che tutte le entità che credono di essere come te, ti stanno intorno. Mi sembra che i Guardiani tante volte vengano lì solo per guardare.

I tuoi o i suoi?
- I miei.

Sono guardiani diversi e avranno comportamenti diversi.
- Si, non mi aiutano infatti.

Semmai fanno il contrario e aiutano l'altra parte ( i neri ).
- Sono un gruppo indipendente, che viene mandato solo ad ispezionare.

Riguardo alla scelta dei contenitori? Chi lo sceglie? Tu o qualcun altro?
- Dipende da quanta forza hai. Tutti abbiamo la parte animica.

Tutti?
- Sì, ma in molti è come se non ci fosse perché è una briciola. La composizione è uguale per tutti.

Tutti hanno Anima?
- Sì e tutti hanno Spirito e hanno Mente.

Sei sicura? Ho sentito differenziazione tra uomini e umani.
- Non è giusto. Non è proprio giusto fare questa differenziazione. Senza la triade, non possiamo esistere.

Quindi tutti gli uomini hanno Anima e la triade?
- Sì, solo che in certi uomini Anima è così misera che è impercettibile. Magari esce due o tre volte nella vita.

Questa cosa mi sembrava strana, M. e altri ricercatori dicono che ci sono persone senz'anima. Che solo un terzo della popolazione ce l'ha.
- Il problema è che più comanda la mente, più lei ti porta verso il fisico e il fisico non comprende Anima. Le Anime sono un prodotto della congregazione di Anima più grande, Spirito e Mente idem. Quindi se sei prevalentemente animico e sei stato un'Anima grande e sei un'Anima forte, può essere che tu sia affiancato da altre Anime, durante le tue incarnazioni.

Sì, io mi riferivo ai contenitori però
- Dipende da quanta forza hai.

Se sei addotto te li scelgono loro.
- Dipende sempre da quanta forza hai.

Una persona addotta può scegliersi il contenitore?
- Se si sveglia sì.

Dipende sempre da lei. ( dal singolo soggetto ).
- Mi dai la mano?

Cosa c'è?
- Sento dei versi intorno.

Gli da fastidio quando si parla di loro.
- Tentano di aprire le porte.

Non ci riescono, vero?
- No.

A posto?
- Sì.

E' importante sapere che dipende sempre dall'individuo. Quelli che ti dicono "hanno scelto loro", in realtà è perché non avevano la forza di scegliere per se stessi. Ce ne sono tanti che sono parassitati? Anche dall'uomo primo?
- Tutti.

Io ho ancora collegamenti?
- Sì, hai un filo nero sulla schiena, però non ti preoccupare, perché per te è irrilevante. E' una roba che ti è rimasta attaccata.

Funziona?
- No.

C'è qualcosa che vorresti sapere?
- No, adesso so cosa...sento un'anima più grande. Da lontano, è l'anima madre, la Generatrice. Lei c'è l'ha sempre con me e con tutte le anime che ha prodotto. ( il collegamento ).

Dipende quanto si riesce a percepire?
- Sì, ho scelto di stare con Lei. Io non ho ancora indipendenza da Spirito, per il momento va bene così. Anima ha vibrazioni molto forti. Forse lei mi protegge, quando sono in giro normalmente.

Può essere.

LA TECNOLOGIA TERRESTRE E LE SUE DINAMICHE NEL PASSATO

Qui sulla Terra, con la tecnologia di quelli che sono venuti a trovarci, abbiamo fatto anche noi le navi per volare fuori dalla Terra?
- Abbiamo quelle loro, nere.

Quelle a triangolo con le luci? E fino a dove riusciamo ad andare?
- Solo sulla Luna, perché non abbiamo una conformazione fisica da poter resistere all'alta velocità, altrimenti moriremmo.

Neanche su Marte?
- No, non ti lasciano entrare a Marte. Marte ha un'altra sorte, loro guardano tutto da fuori perché sono indipendenti. Si sono chiusi la dentro e hanno una storia tutta loro, ogni pianeta ce l'ha.

Non lasciano entrare nessuno?
- No, perché hanno capito cosa sta succedendo fuori, sono più furbi.

Vivono sotto Terra?
- Ogni tanto escono, ma non puoi vedere sotto, anche perché loro sono lì da più tempo di noi. I pianeti vengono popolati da fuori e loro ci hanno visti nascere e ci considerano dei principianti, ci danno degli stupidi.

Che aspetto hanno?
- Non vedo, hanno una protezione. E' così in molti pianeti.

Come hanno fatto a fare questa protezione?
- Sono indipendenti, Spiriti forti.

Protezione eterica?
- Hanno sviluppato tutto sullo spirito.

Le piramidi e i monumenti megalitici sulla Terra li hanno fatti loro?
- E' una razza che vive ancora qua, ma è cambiata nel Cosmo, è diventata "malvagia". All'inizio avevano intenti buoni, poi è successo qualcosa e sono diventati negativi. La razza che ci ha aiutati, adesso vorrebbe distruggerci.

Che razza è?
- Io li vedo già incrociati con gli uomini. Androgini, alti, bruttini.

Umanoidi?
- Si, ma non sono gli stessi alleati dei verdi. ( rettili ). Sono come gli antenati.

Non c'erano gli Horus?
- Sì, ma a quei tempi c'erano varie razze che andavano e venivano, prima che fosse popolata definitivamente. La Terra è un campo di sperimentazione. All'inizio volevano viverci un po' di razze, per capire com'era, poi forse quelli al centro della Terra hanno imposto che ci fosse un'unica razza, a causa delle sue particolari condizioni di abitabilità, serve una razza unica equilibrata come dappertutto. Loro pensavano che su un pianeta piccolo si potesse fare quello che si voleva, invece loro ( quelli al centro della Terra )  hanno detto di no, allora si è deciso di mettere l' "Uomo" ad abitare la Terra.

Questa chi l'ha fatta?
- I Giardinieri.

Questa Terra?
-E' stata costruita lontano, poi portata qua.

Dove?
- Dall'altra parte del Cosmo.
 
Anche i contenitori?
- Quelli sì. Sono stati un po' rimpiccioliti.

Erano più grandi?
- Sì, ma non li hanno portati fin qui. Dove creano i contenitori, c'è un'area che creano le condizioni ambientali e testano lì, una volta che creano poi portano qua. Di quelli grandi ne hanno fatti pochissimi.






Quelli grandi erano solo per dimostrazione?
- Sì, erano troppo flemmatici. Non capivano niente. Quand'ero piccola ho immaginato un Gigante, però mi sembrava talmente reale! I Giganti vedevano che la Terra non era a misura loro, ma di uomo ( attuale ), si vedevano schiacciati. Già quelli di Marte sono grandi e la popolano tutto il pianeta, in più, figurati mettere quelli grandi sulla Terra. Si "spingevano tra di loro". Per rendere la Terra più affascinante, serviva un uomo a misura di albero. Un insetto che attraversa l'erba, gli sembra di attraversare una foresta, un uomo invece la calpesta e la distrugge. L'ecosistema in quel periodo era fragile e delicato e il gigante l'avrebbe distrutto. Il contenitore andava bene solo per la triade.

Non erano più grandi anche gli alberi?
- No, non di tanto, non c'era tanto spazio. Ci vorrebbe una Terra quattro volte più grande. Ci sono delle proporzioni da rispettare e in più loro hanno tentato di infilarci i contenitori più grandi, ma quelli al centro hanno detto no.

Chi ha tentato di infilarci i contenitori più grandi?
- I Giardinieri, perché sapevano che per la triade sarebbero andati meglio.

I Giardinieri sono positivi?
- Sono neutri. Loro vanno a tentativi.

Non ho capito chi sono i Giardinieri.
- Quelli che popolano i mondi.

Fisicamente?
- I noi del futuro, nel passato, quando i mondi non erano ancora popolati. Ci sono quelli che scelgono di popolare i mondi, ci sono quelli che scelgono di crearli in gruppo, ci sono quelli che scelgono di crearseli attorno, ma che non vengono popolati, ci sono quelli che scelgono di invadere i mondi, ci sono quelli che scelgono di invadere i contenitori, quelli che decidono di invadere i vari cosmi, i vari piani. Tutto quello che puoi immaginare, c'è. Quello che riesci ad immaginare, significa che da qualche parte esiste realmente, altrimenti non potresti immaginarlo.

Perché sulla Terra siamo così poco evoluti interiormente?
- Perché l'equazione non ha equilibrio.

E' stato fatto apposta lo squilibrio?
- E' capitato così. Perché dappertutto ci devono essere tutte le equazioni, questa è così. Ci sono vari parametri di equilibrio e questo è così.

Sembriamo gli unici presi così male. Ce ne sono altri presi come noi ad altri livelli?
-Sì, solo che sono in altri cosmi.

In questo cosmo però ci siamo solo noi presi così.
- Ce ne sono altri, sembrano Centauri tutti blu. Anche loro sono presi male. Credono di essere gli unici in questo Cosmo. Hanno corna grandi, zampe equine. Anche loro hanno dei complotti strani tra di loro, sul loro pianeta. Ce ne sono come noi. Perché anche loro hanno un'equazione differente dalla nostra, ma sempre squilibrata. Le equazioni più equilibrate sono al polo negativo, perché c'è il meno davanti e al polo positivo perché c'è il più davanti.

Il polo negativo deve equilibrare l'equazione positiva?
- Sì.

CONCLUSIONE

Sei a posto?
- Sì, sento solo il collegamento con la Parte animica più grande.

Cerca di mantenerlo e di riconoscere la sua vibrazione.
- Sì, ma sento troppo anche quello che c'è intorno.

Cerca di "isolare" quella positiva e tenere lontane le altre.
- Cercherò di fare così, Super spirito! ( La parte Animica del soggetto, identifica l’interlocutore per la sua prevalenza di Super Spirito ).

Tieni la vibrazione dell'Anima madre.
- Va bene.

Torna pure nella tua stanza, guarda le tre lampade.
- Sono belle adesso. Equilibrate.

Prova a rimetterle assieme.
- Sarebbe bianca, ma sta ricordando che deve essere gialla.

Ricordalo, senti la vibrazione della lampada gialla. Tienila al centro, nel Plesso solare, senti la vibrazione che si espande. Rimani con questa vibrazione della triade.
- Va bene.

Rimani sintonizzata sulla vibrazione dell'Anima madre. Adesso possiamo uscire dalla stanza. Al tre puoi riaprire gli occhi: uno, due, tre.